Crisi e “disordine mondiale”: Europa sempre più blindata difende i suoi privilegi

by redazione | 17 Novembre 2015 19:04

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Rapporto sui diritti globali “Il nuovo disordine mondiale”, curato dall’Associazione Società Informazione Onlus e promosso da Cgil. “Guerra e terrorismo si alimentano dalla stessa fonte, sono fratelli. Bisogna eliminare dalla storia la guerra in tutte le sue varianti”

Roma – Uno sguardo lucido sullo stato di salute della società in cui viviamo. È il tredicesimo rapporto rapporto sui diritti globali, “Il nuovo disordine mondiale”, curato dall’Associazione Società Informazione Onlus e promosso da Cgil con la partecipazione di ActionAid, Antigone, Arci, Cnca, Fondazione Basso-Sezione Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele e Legambiente e presentato questa mattina a Roma. Lo studio dà conto, attraverso dati e approfondimenti, dello stato dei diritti e delle diseguaglianze nel mondo. “Il rapporto deve far discutere e ragionare: la crisi non è superata e ci lascerà un mondo diverso da quello che conoscevamo”, ha affermato Danilo Barbi, segretario nazionale Cgil, “Abbiamo bisogno di una politica in grado di dare risposte diverse. Le cose si possono cambiare, non serve essere degli eroi per portare ordine in questo caos”.

Di fronte ai grandi cambiamenti mondiali, alle guerre e al terrorismo, l’Europa sta rispondendo con una politica di chiusura, come ha spiegato Sergio Segio curatore del Rapporto, direttore di Associazione Società Informazione: “Si stanno costruendo nuove barriere, fortini sempre più blindati che hanno l’unica funzione di difendere i propri privilegi. L’Ue ha adottato una politica che monetizza la vita e il destino di chi fugge. Assistiamo ad una strage silenziosa: nel solo Mediterraneo, ci sono state oltre 3400 vittime, tra le quali un numero crescente di bambini. C’è un nesso stretto tra migrazione e guerre. Più si allargano gli eventi bellici e più aumentano le persone che fuggono: nel mondo 59 milioni di persone che sono scappate dalle proprie terre, 4 milioni provengono dalla Siria. Lo scorso settembre l’immagine del piccolo bimbo Alan morto annegato mentre fuggiva con la sua famiglia ha commosso il mondo solo per un breve istante. Tanti dopo di lui sono morti e continuano a morire senza lasciare traccia, senza destare scandalo o ripensamenti nelle politiche globali e nella chiusura delle frontiere”.

 

La pressione migratoria che ha messo in questi mesi in difficoltà l’Europa è minima: il peso principale viene sostenuto dai paesi in via di sviluppo, che accolgono ben l’86% dei 19 milioni e mezzo di rifugiati. Eppure, il 2015 è stato l’anno dei nuovi muri, delle barriere di filo spinato: il premier ungherese Orban ha realizzato una barriera di filo spinato sul confine con la Serbia di 174 chilometri per impedire l’ingresso dei richiedenti asilo.

 

“La crisi è diventata strutturale ormai: le persone a rischio di povertà in Europa sono 1 su 4, in Italia uno su 3, il 28 per cento della popolazione, per un totale di 17 milioni e 330mila persone”, ha continuato Segio. “L’Europa non ha investito nel welfare, con un taglio sulla spesa sociale per un ammontare totale di circa 230 miliardi di euro. Crescono le concentrazione delle ricchezze a livello mondiale in mano a poche persone. La crisi non ha spinto i governi a ridurre il peso delle disuguaglianze: la nuova lotta di classe mira a fare tabula rasa dei diritti conquistati negli anni passati”. La ricchezza delle 80 persone più facoltose al mondo è raddoppiata in termini nominali tra il 2009 e il 2014, mentre la ricchezza del 50% più povero della popolazione nel 2014 è inferiore a quella posseduta nel 2009.

Tutto questo ha alimentato i disordini mondiali a cui assistiamo. “Come ha detto il Papa, stiamo vivendo una terza guerra mondiale: la prima vittima del terrorismo è lo stato di diritto. Ma guerra e terrorismo si alimentano dalla stessa fonte, sono fratelli. Il settore bellico è intrecciato a quello finanziario e le banche che investono negli armamenti. Bisogna eliminare dalla storia la guerra in tutte le sue varianti. La spesa militare è un nuovo e gigantesco sistema di sperpero: occorre piuttosto fare rete e iniziare a cambiare le cose dal basso”.

Alla presentazione del rapporto è intervenuto anche Don Armando Zappolini, presidente Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza: “Produrre dati ci aiuta a leggere la realtà”, ha affermato. “È uno strumento indispensabile per denunciare le cose che non vanno ma anche le soluzioni sbagliate con cui stiamo rispondendo agli avvenimenti nel mondo. Ci attaccano con le armi che noi abbiamo venduto loro. È evidente che qualcosa non va. Davanti a un welfare ridotto, all’aumento delle disuguaglianze si risponde diminuendo la spesa pubblica. In questo modo non si andrà da nessuna parte”. (gabriella lanza)

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