ZANZARE E TERRORISTI
A rimarcare l’intenzione «di dare un messaggio di serenità al mondo, soprattutto dopo i fatti di Parigi, partecipando fino in fondo al viaggio programmato», come ha spiegato a Repubblica un prelato al seguito del Pontefice, Bergoglio ha ancora scherzato in volo con i giornalisti, ma rivelando di non voler arretrare. «Più delle persone — ha detto a un inviato che gli faceva notare quanto i terroristi internazionali siano “nervosi” in questo periodo — mi fanno paura le zanzare», riferendosi a questi luoghi infestati spesso dalla febbre gialla. Poi ha accettato uno spray anti insetti regalatogli da una reporter.
Davanti al presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, che lo ha ricevuto nella State House della capitale, Francesco ha ancora battuto sul tasto del terrorismo. «Fintanto che le nostre società sperimenteranno le divisioni — ha detto — siano esse etniche, religiose o economiche, tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a operare per la riconciliazione e la pace, per il perdono e la guarigione dei cuori».
E ha continuato con quella che si è poi rivelata essere la frase più forte della sua prima giornata africana: «L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione».
TRA DIGNITÀ E COLONIALISMO
Il Papa, molto applaudito, ha quindi concluso il suo discorso con le stesse parole con cui aveva aperto la sua giornata inviando un breve messaggio sul suo profilo Twitter. “ Mungu abariki Kenya!”
(“Dio benedica il Kenya!”).
Francesco ha messo ieri il piede per la prima volta nel Continente, dove non era mai stato nemmeno prima dell’elezione nel Conclave del 13 marzo 2013. «Il Kenya — ha affermato — è una nazione giovane e vigorosa, una comunità con ricche diversità, che interpreta un ruolo significativo nella regione. Ed è anche una nazione di giovani. In questi giorni, mi aspetto di incontrarne molti e di parlare con loro, al fine di incoraggiarne le speranze e le attese per il futuro».
Il Capo di Stato, Kenyatta, gli ha chiesto di appoggiare il cammino della democrazia nel Paese. «La sua presenza — ha detto al Papa — incoraggia i nostri sforzi contro la corruzione e il terrorismo, per l’unità e la comprensione tra le etnie, le razze e le nazioni che scaturiscono da un potente desiderio di dignità», dopo gli anni trascorsi “su strade sbagliate », fra le quali Kenyatta ha citato il colonialismo.
LA PORTA SANTA DEL GIUBILEO
Il viaggio in Africa del Papa durerà sei giorni e si svolgerà in tre Paesi. Dopo il Kenya, Bergoglio passerà in Uganda, e quindi terminerà in Centrafrica prima di rientrare a Roma lunedì 30 novembre. Ma dopo gli attentati di Parigi l’attenzione della sicurezza internazionale si è rivolta verso possibili obiettivi come l’avvio del Giubileo l’8 dicembre e ora il viaggio del Pontefice in Africa.
Francesco vuole in ogni caso andare a Bangui, capitale di un Paese ormai sconvolto da anni di guerra civile, per aprire in quella Cattedrale la Porta Santa del Giubileo, anticipando quindi l’evento e dandogli un forte significato simbolico. Fonti vicine al Papa dicono che in questo modo «il Papa non vuole dare il segno di tirarsi indietro, cosa che verrebbe letta in modo negativo, e non è questo non è affatto la sua intenzione». Così nelle ultime ore la cintura di sicurezza che contorna il Papa si è vieppiù stretta, e il generale Domenico Giani, comandante della Gendarmeria vaticana, solito accompagnare il Pontefice anche durante i voli all’estero, ieri invece era già a terra per coordinare anche con l’esercito francese tutte le misure finalizzate a una visita il più possibile tranquilla.
«Il Papa troverà un Paese ferito da anni di violenze e in particolare dagli ultimi fatti di Bangui», ha detto il Presidente ad interim della Repubblica Centrafricana, Catherine Samba-Panza in un’intervista a Tg2000. «Mi aspetto molto dall’arrivo del Pontefice: ci porterà innanzitutto una benedizione, ma soprattutto messaggi di amore del prossimo, di perdono e di speranza per coloro che sperano in un domani migliore».
Il Papa ha avuto una giornata intensa. A Fiumicino il check-in per il volo papale da Roma si era aperto alle 4 del mattino, e il volo è durato 7 ore. Francesco, dopo i discorsi ufficiali insieme a Kenyatta, ha piantato un ulivo nel giardino della residenza presidenziale. Poi, via per le strade di Nairobi, sotto una pioggia torrenziale sulla papamobile protetta solo da un tettuccio. Pioggia che padre Federico Lombardi, il portavoce papale, ha comunque definito «benedetta».