L’America vende all’Italia i droni armati

L’America vende all’Italia i droni armati

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ROMA Il governo degli Stati Uniti ha approvato la richiesta dell’Italia di ottenere la tecnologia necessaria ad armare due droni del modello Reaper con missili Hellfire, bombe a guida laser e altre munizioni. Il via libera del Dipartimento di Stato è stato notificato ieri al Congresso americano, che ha ora 15 giorni di tempo per pronunciarsi sulla vendita, anche se un parere negativo è molto raro. È la prima volta da quando, in febbraio, Washington ha stabilito i nuovi criteri per l’esportazione del più avanzato sistema d’arma dell’arsenale americano.
Presentata nel 2011 dal governo Berlusconi, rinnovata nel 2013 sotto Mario Monti e ancora quest’anno dall’esecutivo Renzi, la richiesta di poter rendere letali i due droni già in nostro possesso, punta a dotare le nostre forze armate di maggiore flessibilità operativa, consentendo di proteggere meglio le missioni. Nella scorsa primavera si era valutata anche l’ipotesi di poter usare i Reaper per colpire e affondare i barconi dei trafficanti di esseri umani, prima che partano dalle coste nordafricane. L’Italia possiede 12 droni, sei Predator di prima generazione e altrettanti «mietitori», tutti fin qui usati per sorveglianza e ricognizione
Il sì di Washington non avrà tuttavia conseguenze immediate sul piano operativo. Si tratta infatti di una disponibilità, che spetta ora al governo italiano decidere se attivare o meno. In primo luogo stanziando i 28 milioni di dollari necessari all’acquisto del sistema. E poi avviando la riconversione necessaria. Come spiegano al Corriere fonti militari, «armare i “mietitori” e renderli operativi è un lavoro lungo e complesso, tra addestramento tecnico e prove sperimentali, non potremmo impiegarli efficacemente prima di un anno».
Resta l’importante valenza politica della decisione americana. «Non l’abbiamo presa a cuore leggero — hanno commentato fonti dell’Amministrazione — è simbolica della nostra fiducia nell’Italia come partner. Roma è membro responsabile della comunità internazionale ed è stata con noi in ogni operazione significativa guidata dalla Nato o dagli Stati Uniti». L’Italia è solo il secondo Paese dopo la Gran Bretagna a vedersi approvata una richiesta di armare i due Reaper MQ-9, acquistati nel 2009. Londra li ha in uso sin dal 2007. Anche la Turchia ha fatto analoga richiesta, ma non c’è stato ancora il via libera.
La decisione ha comunque anche un significativo risvolto di politica industriale per General Atomics, l’azienda prime contractor dei Reaper. La cessione della tecnologia necessaria ad armarli è infatti anche un implicito disincentivo a proseguire nei programmi europei per realizzare dei droni armati.
Paolo Valentino


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