Anche se nelle scorse settimane le autorità avevano annunciato di avere smantellato una cellula terroristica attiva a Sousa «con l’obiettivo di colpire caserme di polizia e hotel turistici», da giorni il livello di attenzione alla sicurezza nella capitale era aumentato proprio per il timore di nuovi attentati, ed era stato rafforzato il presidio a protezione dell’ambasciata francese. Ma l’esplosione ha colpito le guardie presidenziali in Avenue Mohamed V dove e quando pensavano di essere al sicuro: nella grande arteria a tre corsie in centro alla capitale, seduti su un mezzo riservato alla polizia. «Il pullman è esploso nella parte sinistra, quella dell’autista», ha raccontato un testimone descrivendo la carneficina.
A tarda sera, nessuno ancora aveva rivendicato l’attentato, ma la dinamica è inquietante perché secondo fonti degli inquirenti l’esplosione sarebbe avvenuta all’interno del pullman: qualcuno potrebbe essere riuscito a piazzare una bomba tra i sedili, o addirittura uno degli agenti potrebbe essere stato un attentatore suicida. La zona è stata transennata e chiusa al traffico. «È un attentato terroristico», ha accertato il ministero dell’Interno tunisino senza fornire dettagli. «Una scena catastrofica, ho visto cinque corpi per terra», racconta un avvocato difensore dei diritti umani, Bassem Trifi, testimone oculare del disastro.
La strage di ieri è la terza a colpire la Tunisia quest’anno: a marzo un commando assaltò il museo nazionale del Bardo a Tunisi uccidendo 24 persone, tra cui quattro italiani. A giugno un terrorista suicida attaccò i turisti sulla spiaggia di un resort a Sousa, 150 chilometri a sudest di Tunisi, massacrandone 39. Entrambe le stragi furono rivendicate dall’Is.