Una decisione che ha aumentato le paure dei russi, che sin dal primo giorno hanno temuto che dietro la sciagura ci fosse una vendetta del Califfato per i bombardamenti dell’aviazione di Mosca sulla Siria. E che ha fatto infuriare il Cremlino, deciso invece a prendere tempo per non seminare il panico e ad appellarsi, come sempre avviene in questi casi, alla lunghissima attesa per “i risultati ufficiali” delle indagini. Vladimir Putin ne ha parlato, pare a muso duro, al telefono con il premier britannico David Cameron. Il comunicato ufficiale di poche righe lascia capire il pensiero di Mosca: «Il presidente ha sottolineato quanto sarebbe importante avere notizie più precise e sicure». A dire le cose come ci pensava invece la sanguigna Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri: «Siamo indignati. Non si può affermare una cosa del genere senza una prova». Ma i dubbi ormai sono arrivati anche alla Casa Bianca: «Non possiamo escludere la pista del terrorismo », ha ribadito il portavoce del presidente americano, dopo l’indicazione dello stesso tenore filtrata mercoledì dall’intelligence Usa.
A Sharm, intanto è il caos. Ogni compagnia prende decisioni diverse. EasyJet assicura che sta predisponendo «una soluzione per il rientro dei suoi passeggeri». Gli italiani rientrano a Malpensa oggi. Probabile l’uso di aerei da trasporto dell’aviazione britannica. Edelweiss ed Eurowings, filiali low cost di Lufthansa, hanno sospeso temporaneamente i voli «per precauzione». La Turkish Airlines, ha singolarmente deciso di continuare arrivi e partenze «ma solo in pieno giorno». La Sas, scandinava, sta invece «valutando con attenzione il da farsi». Il volo della Meridiana di ieri mattina da Milano è regolarmente partito. L’Enac, l’Ente nazionale pr l’aviazione civile, ha chiesto alle compagnie italiane che decideranno di volare da Sharm di fare controlli supplementari. E, particolare sconcertante, continuano i voli verso Sharm della russa Metrojet,anche se restano a terra i due Airbus gemelli di quello caduto. Il caos non fa altro che alimentare le preoccupazioni. Putin, che avrebbe chiesto alla sua intelligence «prove inconfutabili e definitive », starebbe attendendo il momento giusto per una dichiarazione che potrebbe annunciare un’ulteriore escalation nella guerra contro il Califfato in Siria. Una guerra che non ha avuto l’abituale consenso popolare e che adesso diventa sempre meno accettata. Per questo il Cremlino aveva preso tempo, puntando sulla complicità degli egiziani che vedono nell’ipotesi attentato una conseguente disastro economico per il loro turismo. Ma anche in Egitto le cose non sono del tutto chiare. Il governo esclude l’azione terrorstica ma ieri ha destituito il direttore dell’aeroporto di Sharm, responsabile della sicurezza. Un altro elemento a favore dell’ipotesi attentato.