Mosca apre base a Homs e raddoppia le incursioni

Mosca apre base a Homs e raddoppia le incursioni

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  MOSCA. La guerra di Siria per il Cremlino si dispiega da ieri su almeno tre fronti. Il primo è l’ondata di bombardamenti contro le postazioni dell’Is tempestate negli ultimi due giorni dal meglio della potenza bellica russa; poi c’è la sfida politica, ma anche strategica, con la Turchia per assicurarsi la supremazia nell’area; e infine, la strana alleanza con gli Stati Uniti con i quali si combatte fianco a fianco ma con obiettivi diversi. Il tutto mentre i sondaggi, nuovamente autorizzati dopo un periodo di black-out, dicono che oltre il 70% dei russi vive nella paura di un attentato e le autorità distribuiscono consigli e raccomandazioni sulla sicurezza perfino ai gestori dei ristoranti e dei supermercati.
Lo schieramento dell’aviazione russa in Siria sarà tra l’altro raddoppiato prestissimo con un secondo aeroporto che si aggiungerà a quello di Latakia da dove partono ogni giorno centinaia di cacciabombardieri. Le nuove piste di al-Sharyat dove stanno convergendo nuove squadriglie di aerei russi, sono nei pressi della città di Homs, a soli 120 chilometri dalle rovine romane di Palmira, patrimonio dell’umanità in mano alla devastante mano del Califfato. Un obiettivo strategico ma un colpo propagandistico a cui Putin tiene moltissimo per coronare il ruolo da protagonista assoluto nella lotta all’integralismo islamico.
A nord intanto si sta combattendo un’altra battaglia non meno fondamentale con gli aerei russi che coprono l’avanzata dei guerriglieri curdi nella provincia di Aleppo. Vicenda emblematica di questa singolare guerra di tutti contro tutti. I curdi siriani sono da tempo armati e finanziati dagli Stati Uniti che però li vedono in funzione anti Assad, ritenuto invece dai russi quasi intoccabile negli scenari futuri. Contro la Turchia Putin ha varato ieri le prime sanzioni: vietati in Russia, carni, pollame, frutta e ortaggi, turchi. Un danno per Ankara valutabile in oltre un miliardo e mezzo di euro, ma in fondo meno di quanto ci si aspettasse. La Russia infatti glissa sul congelamento dell’oleodotto Turkish Stream e attende prima di dare altre stoccate sul piano dei rapporti con le banche e le imprese turche. In attesa di una mediazione in corso da parte degli americani e, soprattutto, per evitare che anche Erdogan alzi il livello della contesa chiudendo alla Flotta russa del Mar Nero gli stretti di accesso nel Mediterraneo.


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