Usa, strage nel centro per disabili L’ira di Obama: “Basta sparatorie”

Usa, strage nel centro per disabili L’ira di Obama: “Basta sparatorie”

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NEW YORK. «Un uomo armato è entrato nel centro, si è guardato attorno, ha iniziato a sparare. A terra ho visto diversi corpi, poi sono riuscita a fuggire». È di una donna la prima testimonianza a caldo della sparatoria in un centro di servizi sociali a San Bernardino, in California, che ha lasciato sul terreno almeno 14 morti e 17 feriti. Nella confusione seguita alla sparatoria notizie, voci e testimoni si accavallano nei social network, nelle tv “all-news” e sui siti online dei grandi giornali. Quando in Italia è già notte (e in California primo pomeriggio) ancora non è chiaro chi ha voluto la strage e ancora meno chiare sono le motivazioni di chi ha voluto uccidere, colpendo alla cieca persone innocenti e indifese che si trovavano in un luogo per disabili.
Il commando terrorista, composto da tre uomini fuggiti dopo la sparatoria a bordo di un Suv nero, è stato intercettato dopo ore di fuga in cui è stato braccato via terra da un esercito di poliziotti, agenti del Fbi e squadre speciali e dall’alto da una squadra di elicotteri. Nel successivo scontro a fuoco uno dei terroristi è stato freddato, un altro sarebbe stato ferito mentre il terzo sarebbe ancora in fuga. Gli agenti lo stanno ora cercando, entrando casa per casa nelle vicinanze della zona dove ha intercettato l’auto dei terroristi. Dal Suv crivellato di colpi la polizia ha rimosso il corpo di uno dei killer usando un mezzo speciale blindato. Il timore era che il corpo potesse celare una trappola esplosiva. Accanto al corpo sarebbe stata infatti trovata almeno una cosiddetta pipe bomb, un tubo di metallo imbottito di esplosivo.
Questa volta, almeno stando alle prime ricostruzioni, colpevoli dell’atto terroristico non sarebbero però fanatici dell’Islam o “lupi solitari” della guerra contro l’Occidente. Per diversi testimoni a sparare sarebbero stati tre uomini bianchi vestiti con abiti di tipo militare, in un’azione che presenta le caratteristiche del “terrorismo interno”: militanti dell’estrema destra, suprematisti bianchi, oppure – anche se appare meno probabile – militanti anti-aborto come l’uomo che ha sparato e ucciso in Colorado la settimana scorsa. Tutto è iniziato in una sala convegni dell’Inland Regional Center di San Bernardino – a circa un’ora ad est di Los Angeles una struttura che sostiene le persone portatrici di handicap, poco dopo l’inizio di un evento privato (la sala era stata affittata per un party che doveva festeggiare il personale della contea). Tre uomini armati hanno fatto il loro ingresso all’improvviso, iniziando a sparare senza dire nulla ma colpendo un po’ a caso i primi che gli capitavano a tiro. La sala si trova vicino ad un campo da golf – in un primo tempo si pensava che l’attacco fosse avvenuto sul ‘green’ – e qualcuno aveva parlato anche di una bomba. Mentre la zona veniva circondata da poliziotti in assetto di guerra (tutti i presenti venivano fatti uscire con le mani alzate, fermati e perquisiti) gli artificieri hanno controllato l’intera area senza trovare ordigni di alcun genere. Le squadre speciali del Fbi hanno poi controllato ogni singola stanza dell’edificio, nella convinzione che i killer fossero nascosti ancora all’interno del palazzo. Hanno trovato solo qualche persona terrorizzata che si era chiusa a chiave subito dopo l’inizio della carneficina.
«È stato un attacco in pieno stile militare », è l’unica cosa che gli uomini del Bureau hanno fatto filtrare ai media nelle prime ore successive all’attacco. I tre terroristi indossano delle maschere (su questo punti concordano diverse testimonianze) e per diverse ore le televisioni Usa hanno diffuso le immagini di decine di persone che uscivano dall’Inland Regional Center a mani alzate nel parcheggio di uno dei tre edifici del centro disabili circondato da poliziotti pesantemente armati. «Capire quale sia l’organizzazione potrebbe portare ad avere più chiare le idee sulla matrice del gesto», ha confessato un anonimo investigatore alla MsNbc: il movente resta per il momento del tutto incomprensibile. L’Inland Regional Center era stato chiuso brevemente anni fa dopo che la città di San Bernardino, proprietaria dei tre edifici, aveva dichiarato bancarotta in seguito alla grave crisi economica (già durante il periodo della Grande Recessione la città, che oggi ha 214mila abitanti, era stata duramente colpita).
«Troppe sparatorie, basta. Il Congresso deve fare di più per prevenire la violenza delle armi da fuoco». Così ha reagito a caldo Barack Obama , che «sta seguendo da vicino la vicenda» e viene «costantemente aggiornato sugli sviluppi». La nuova sparatoria arriva poco più di una settimana dopo l’ingresso dell’uomo armato in un consultorio di Colorado Spring. E riaccende, per l’ennesima volta, il dibattito sulle armi in un anno in cui le stragi nei campus e in altri luoghi pubblici si sono susseguite senza tregua. Come quella del 1 ottobre in Oregon, quando all’Umpqua Community College a Rosenburg sono rimasti a terra 15 morti.


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