Dalla legge di Stabilità al gasdotto Nord Stream la diffidenza di Bruxelles sul risiko europeo di Roma

Dalla legge di Stabilità al gasdotto Nord Stream la diffidenza di Bruxelles sul risiko europeo di Roma

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BRUXELLES. «Vuol essere il nuovo enfant terrible dell’Europa. E’ capriccioso. Dice di no a tutto. Insomma, è il nuovo Berlusconi della Ue». Il giudizio su Matteo Renzi sfuggito ad un alto funzionario comunitario nel corso di una chiacchierata “off records” durante il vertice, la dice lunga su quale sia il clima che circonda il presidente del Consiglio italiano nei palazzi europei.
L’egemonia tedesca, a Bruxelles, appare ormai un fatto talmente acquisito che metterla in discussione suona come un gesto più strambo che eretico. Tantopiù che Renzi, molto sottilmente, non va all’attacco dell’egemonia in sè, ma dei privilegi che, a suo dire, ne derivano per Berlino. Non contesta che all’Italia abbiano cancellato il gasdotto South Stream, ma che alla Germania si voglia concedere il raddoppio di Nord Stream senza quasi discutere. Non si lamenta per la procedura avviata contro il governo di Roma perchè non ha preso le impronte digitali ai migranti, ma si chiede perchè non sia stato fatto altrettanto con il governo tedesco quando la Merkel accolse in pochi giorni centinaia di migliaia di profughi siriani al motto: «Prima la solidarietà e poi la burocrazia ».
«Sì, Renzi ha sollevato tutte queste questioni, ma gli altri non hanno abboccato», riferisce un altro funzionario Ue, tradendo ancora una volta la profonda diffidenza che in Europa circonda le prese di posizione italiane. Come se i problemi sollevati dall’Italia fossero solo il pretesto per giustificare una levata di scudi contro Angela Merkel. Il resoconto non è particolarmente fedele, perchè su North Stream e sulla questione delle garanzie bancarie il dibattito ieri al vertice c’è stato, eccome. Ma comunque offre una idea del fastidio che le posizioni italiane stanno suscitando in Europa. Una diffidenza non del tutto ingiustificata e di cui Renzi è perfettamente consapevole. Tanto è vero che ieri ha insistito in modo quasi ossessivo sul fatto che «noi le regole europee le rispettiamo, anche quando non ci vanno bene».
In realtà l’obiettivo di comunicazione che il capo del governo italiano sembra prefissarsi è proprio quello di far capire che lui, pur avendo un atteggiamento critico nei confronti di alcune scelte dell’Europa, non è Berlusconi. Il leader di Forza Italia nutriva un profondo scetticismo verso la Ue ma non si è mai contrapposto frontalmente agli altri leader. Quando veniva messo nell’angolo, si piegava alle richieste di Bruxelles, faceva grandi promesse salvo poi agire di testa propria. Renzi vorrebbe darsi l’immagine opposta: quella di uno statista che rispetta le regole ma che si sente in diritto e in dovere di criticarle quando le trova ingiuste o sbagliate. Senza che questo debba essere interpretato come un atteggiamento anti-europeo o anti-tedesco.
Non a caso, gli unici che sembrano voler smorzare i toni della polemica Roma-Berlino sono proprio i due principali interessati. «Nessun attacco alla Germania e tantomeno ad Angela Merkel di cui ho stima e amicizia», dice Renzi. Aggiungendo però: «Io sono uno che, se qualcosa non gli va, alza la mano e fa delle domande ». Anche la Cancelliera getta acqua sul fuoco: «Non e’ la prima volta che con Renzi abbiamo differenza di opinioni, ma si trovano sempre soluzioni», spiega.
E proprio questo è il punto cruciale su cui tutti, a Berlino come a Bruxelles, si stanno interrogando in questo momento. Qual è in vero scopo della partita di Risiko avviata dal Consiglio italiano? La domanda è legittima. Perchè la nuova strategia italiana, pur essendo sicuramente giustificata, non ha il pregio della chiarezza soprattutto in merito ai suoi obiettivi.
Renzi fa bene a sottolineare una certa disparità di trattamento che l’Europa riserva a Italia e Germania. Il premier italiano ha poi dimostrato l’abituale fiuto politico nell’individuare i punti deboli in cui la Germania può essere messa in difficoltà. Il gasdotto Nord Stream è uno. La pretesa tedesca di poter respingere i profughi afghani, che sono tanti in Germania e pochi in Italia, è un altro. La sottrazione alla Merkel del ruolo di unico interlocutore europeo di Putin è un altro ancora.
Tuttavia, come ha fatto sottilmente capire la Cancelliera, in Europa questo tipo di battaglie devono «trovare una soluzione». Se l’obiettivo di Renzi è quello di raddrizzare alcuni torti ingiustamente subiti e di ottenere da Berlino e da Bruxelles qualche risultato concreto, come per esempio il via libera alla nostra legge di bilancio che l’Europa tiene sotto esame, la sua strategia può rivelarsi, oltre che legittima, efficace e vincente.
Se invece l’obiettivo del Risiko italiano è quello di una palingenesi europea in cui tutti gli stati rinascono vergini e uguali, dimenticano i propri pesi specifici, si liberano degli oneri accumulati, rimettono in discussione equilibri che sono il frutto di decenni di storia, le possibilità di successo sono pari a zero. Renzi può vincere battaglie importanti in Europa. Ma non può pensare di vincere una guerra all’Europa, soprattutto partendo da un Paese che resta comunque al di sotto di quasi tutti gli standard europei. Ieri, a conclusione del vertice, è scomparso qualsiasi riferimento alla mutualizzazione dei crediti bancari, sono rimasti gli appelli a rafforzare i controlli alle frontiere esterne, le sanzioni alla Russia sono state rinnovate, e la frase potenzialmente polemica su Nord Stream è stata attenuata. Anche la Merkel, quando vuole, sa lanciare i suoi messaggi.

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