Filippine, assalto dei miliziani islamisti Uccisi nelle risaie 9 contadini cattolici

Filippine, assalto dei miliziani islamisti Uccisi nelle risaie 9 contadini cattolici

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Lavoravano nelle risaie, alla vigilia di Natale. Spruzzavano insetticida sui loro fazzoletti di terra, quando i miliziani li hanno uccisi a colpi di arma da fuoco. Così sono morti cinque contadini filippini di un villaggio cristiano nella provincia di Maguindanao. In un paese vicino, che ha nome Esperanza, gli stessi «Combattenti per la libertà del Bangsamoro Islamico» (acronimo inglese: Biff) hanno preso in ostaggio una famiglia. Il bilancio: una madre e un bambino salvi, 3 uomini trucidati, così come un funzionario nella provincia di Nord Cotabato.
Secondo la polizia 200 uomini hanno preso parte ad almeno otto raid (e 5 sono stati uccisi) nel cuore di Mindanao, grande isola con significativa presenza di musulmani in un Paese di 100 milioni di abitanti (per il 92% cristiani). Il Biff è una formazione minore staccatasi dal Moro Islamic Liberation Front (Milf) perché contraria all’accordo di pace firmato a inizio 2014 tra il governo di Manila e il principale movimento ribelle dell’isola. Accordo ancora sulla carta, con la nascita di un’entità autonoma denominata «Bangsamoro» prevista per il 2016. È nel clima di questa incerta transizione che l’ala dura del Biff attacca i cristiani. Da una parte soffiando sui contrasti per il controllo della terra. E dall’altra sfruttando, secondo i negoziatori governativi, la novità e l’ appeal esercitati dal marchio Isis su una minoranza radicale. Le simpatie per il Califfato quest’anno hanno trovato voce nei messaggi di un portavoce su YouTube, mentre il Milf è storicamente legato ad Al Qaeda. Sempre nel Sud, nell’arcipelago di Sulu, ha base il gruppo di Abu Sayyaf, specializzato in sequestri di stranieri (dal 7 ottobre è prigioniero Rolando Del Torchio, ex sacerdote italiano).
Da sempre sinonimo di povertà e terrorismo, Mindanao va raccogliendo i segni di un boom legato all’agricoltura: cocco, banane, ananas. Tre quarti della frutta nazionale viene da lì. Negli ultimi 5 anni la produzione di banane è cresciuta del 256% (terzo esportatore mondiale). Banca Mondiale e gruppi internazionali pompano investimenti (cresciuti di sei volte dal 2010). Le condizioni per la riscossa pacifica di una terra martoriata da decenni di guerra civile (120 mila morti) rappresentano al tempo stesso un bacino di raccolta per i rancori di chi è tagliato fuori dalla crescita.
In questo contesto si muovono i Bangsamoro Islamic Freedom Fighters. La polizia aveva lanciato l’allarme su attacchi «modello Isis» durante le feste. In Somalia le autorità hanno proibito le celebrazioni pubbliche del Natale, mentre anche il piccolo sultanato del Brunei ha bandito le manifestazioni definite «eccessive». Ma le Filippine sono un Paese diverso. E d’altra parte i raid della vigilia non sono avvenuti nelle chiese (dove alcuni fedeli anzi si sono rifugiati) ma nelle campagne. Ieri papa Francesco, ricordando il martirio di Santo Stefano, ha invitato via Twitter a pregare «per i cristiani che sono perseguitati, spesso con il silenzio vergognoso di tanti». Gli ultimi della lista, quei contadini ammazzati nelle risaie di Esperanza.
Michele Farina


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