La riunione convocata domani dal ministro dell’Ambiente Galletti sarà utile, dicono gli amministratori locali, se servirà a decidere che cosa fare sia nell’emergenza sia nel medio periodo. Per evitare di rinviare all’infinito i provvedimenti strutturali, quelli che nei prossimi anni dovranno abbattere davvero lo smog, o, al contrario, illudere i cittadini che con tre giorni di blocco del traffico si lava l’aria da ogni impurità. Pierfrancesco Maran, responsabile degli assessori all’ambiente dell’Anci e assessore della giunta Pisapia, tiene molto a far viaggiare paralleli i due discorsi. E rivela un piccolo aneddoto: «Al termine dell’incontro tra i sindaci lombardi e il governatore, Maroni stava lasciando la riunione. Siamo riusciti però a convincerlo a preparare un piano regionale per le situazioni di emergenza». Esito non scontato. Ogni piano di emergenza che preveda provvedimenti di riduzione del traffico o di abbassamento del riscaldamento domestico finisce per attivare su chi lo decide le ire dei cittadini e per sollevare gli altri amministratori dalle responsabilità di provedimenti impopolari. La riunione dell’Anci Lombardia si è conclusa ieri sera con un decalogo di proposte che sarà la base della proposta dell’Anci nazionale al tavolo del ministro. «Il primo punto — spiega Maran — è proprio quello di promuovere un coordinamento delle regioni della pianura Padana per decidere insieme azioni di lungo periodo e azioni di emergenza». Seguono proposte concrete come l’aumento dei fondi a disposizione degli enti locali per il rinnovo del parco circolante di tram, autobus e treni locali. Un’altra proposta riguarda la scadenza di auto inquinanti e caldaie obsolete: «Si tratta di decidere — dice Maran — entro quale data non possono più circolare gli euro 0,1,2 e 3 diesel e entro quale data dalla costruzione non possano più essere utilizzate le vecchie caldaie». Parallelamente va incentivata la sostituzione di auto e vecchie stufe. Altri due punti riguardano il trasferimento degli incentivi al trasporto delle merci dalla gomma alla ferrovia e la realizzazione «entro trenta mesi» di una rete di ricarica per auto elettriche così come di incentivi per chi si reca al lavoro in bicicletta, come avviene in Francia. Il governo non ha fatto abbastanza su questi temi? Maran precisa: «Questo governo ha fatto quel che aveva promesso sul piano dell’ordinaria amministrazione. Credo che oggi serva un’accelerazione, anche grazie ai risultati del vertice sul clima di Parigi». Quelle lombarde non sono le uniche proposte. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, lancia la sua richiesta di abbandonare il carbone come combustibile per le centrali elettriche e la stessa acciaieria dell’Ilva: «Passiamo al gas — dice Emiliano — ed abbatteremo significativamente il pm10. Vogliono portare in Puglia il gasdotto Tap? Ci consentano di utilizzare una parte di quel gas per far funzionare le acciaierie di Taranto». Uno dei punti dolenti è quello dei finanziamenti: «Per realizzare questi provvedimenti ci vogliono i soldi», spiega Paola Gazzolo, assessore all’ambiente dell’Emilia Romagna. Soldi e coordinamento: «L’aria non sta a guardare i confini comunali e regionali — aggiunge Gazzolo — e sarebbe opportuno che venissero dedicati stanziamenti per le aree della pianura Padana dove il problema dello smog è più forte».
Quello del coordinamento, anche nelle emergenze, è il punto su cui insiste Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte: «Penso che sarebbe utile stabilire un codice di comportamento uguale per tutti nelle aree meteorologicamente omogenee», spiega. E fa l’esempio «del sistema di allerta delle alluvioni. Quando le centraline segnalano un livello di precipitazioni superiore alla media scattano allarmi che comportano misure diprotezione da parte delle amministrazioni. Analogamente si potrebbe fare con l’inquinamento dell’aria». Chiamparino propone di «definire un gruppo di centraline campione per il rilevamento dell’inquinamento», e diversi codici colore: al giallo scatta il divieto di transito per i diesel più inquinanti, all’arancione le targhe alterne, al rosso il tetto al riscaldamento domestico, al rosso scuro i blocchi totali del traffico. Che cosa c’è in fondo alla scala? «Nella situazione estrema, diciamo al codice nero, anche il blocco delle attività produttive. Ma è una situazione estrema».
Può essere, quella di un codice dell’aria, una proposta praticabile? «Per aree omogenee si può studiare — dice Fabrizio Curcio, responsabile della Protezione civile — ma certo sono questioni che dovranno essere affrontate dagli amministratori locali. Noi partecipiamo al tavolo di mercoledì solo per fornire il nostro supporto in materia di previsioni metereologiche e di confronto con quanto è stato fatto in passato in situazioni analoghe, come durante la grande siccità del 2007».