Ma lo smog è in calo dal 2000

by Giovanni Caprara, Corriere della Sera | 31 Dicembre 2015 10:26

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«Negli ultimi quindici anni, cioè da quando si sono introdotte norme adeguate e si è svolto un controllo dei dati ambientali corretto, c’è stato un miglioramento significativo nell’inquinanti dell’aria — nota Nicola Pirrone, direttore dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle Ricerche —. È stato un passo avanti importante che ha riguardato i diversi settori, dal riscaldamento delle abitazioni al traffico, al mondo della produzione industriale. Le cifre rilevate lo testimoniano e nelle città il numero di giornate con valori inquinanti superiori ai limiti di sicurezza stabiliti dall’Unione Europea si è di fatto quasi dimezzato». Per il Pm10, ad esempio, questo valore di riferimento è pari a 50 microgrammi al giorno (40 la media annuale).
La situazione climatica estrema di queste settimane che ha paralizzato la circolazione atmosferica ha esasperato il problema dell’inquinamento nelle grandi città aumentando le preoccupazioni per la salute. L’allarme resta elevato, e lo confermano gli ultimi studi del ministero della Salute e dall’Agenzia europea dell’ambiente. Il primo sostiene che l’inquinamento atmosferico è responsabile ogni anno di circa 30 mila decessi solo per il particolato fine (Pm2,5) accorciando mediamente la vita degli italiani di dieci mesi. Il rispetto dei limiti di legge — si fa notare — salverebbe 11 mila vite all’anno. Lo studio dell’agenzia europea, invece, rileva che nel 2012 in Italia si sono avuti 84 mila decessi prematuri provocati da micro-polveri, biossido di azoto e ozono. Ma in parallelo, le indagini condotte sulle sostanze inquinanti presenti nell’aria dimostrano un loro abbassamento significativo già a partire dalla fine degli anni Novanta, frutto di interventi legislativi e tecnologici che hanno riguardato l’intera Unione Europea. Ecco come le misure adottate sui diversi comparti hanno prodotto risultati positivi.
Trasporti
Nei trasporti il monossido di carbonio, l’ossido di azoto e in misura minore le micro-polveri pesano nelle emissioni in modo più ristretto rispetto al passato. «L’efficienza della combustione generatrice in particolare di Pm2,5 conquistata nei motori dei mezzi mobili di oggi ha abbassato i valori per un singolo veicolo», nota Pirrone. «Anche i combustibili sono migliorati — aggiunge Cinzia Perrino sempre dell’Istituto sull’inquinamento del Cnr —. Il piombo ora contenuto è un millesimo di quello presente nel 1990. Pure l’additivo benzene è stato tagliato notevolmente e il biossido di zolfo nel gasolio è un quarto rispetto agli anni Ottanta».
Riscaldamento
Il biossido di zolfo, soprattutto, e il particolato Pm10 sono i frutti del riscaldamento delle nostre abitazioni. «Le polveri si sono ridotte in generale del 30 per cento in confronto agli anni Novanta — precisa Perrino —. Bisogna comunque tener conto che il Pm10 viene generato anche dal suolo e una parte si forma come prodotto secondario in atmosfera quando l’aria è ferma e stagnante come sta accadendo in Val Padana. Purtroppo, però, nel riscaldamento si sta diffondendo pericolosamente l’uso delle biomasse legnose, come il pellet, perché a basso costo rispetto ad altri combustibili. Questo aspetto oggi sfugge ai controlli ed è fonte di polveri inquinanti, tanto che in alcune valli alpine si arriva addirittura al 70 per cento tra le fonti dannose».
Produzione industriale
«Nel panorama degli inquinanti l’apporto industriale è minoritario — rileva Nicola Pirrone —. I perfezionamenti tecnologici introdotti negli impianti con investimenti adeguati hanno cambiato la situazione negli ultimi anni». Ridotto è il contributo di monossido di carbonio sino a 7,8 per cento del totale, di ossido di azoto (3,7 per cento) e biossido di zolfo (7,8 per cento) mentre rimane una parte di Pm10 e di composti organici volatili.
Effetti sulla salute
«La contraddizione tra la riduzione delle sostanze inquinanti e l’alto numero delle persone colpite dai problemi alla salute è solo apparente — spiega Giovanni Viegi dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare di Palermo —. Ma le soglie stabilite dall’Ue andrebbero abbassate ulteriormente come suggerisce l’Organizzazione mondiale della sanità. E bisognerebbe monitorare anche le polveri più sottili e più pericolose di 0,1 micron, adesso non considerate».
Giovanni Caprara
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