Aperto il primo corridoio umanitario

Aperto il primo corridoio umanitario

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Per la prima volta in Europa saranno aperti dei corridoi umanitari per salvare le vite dei migranti in fuga.

Mentre i governi europei costruiscono muri, ripristinano i controlli alle frontiere e attuano politiche repressive contro i migranti, un’ambiziosa iniziativa dimostra che esiste una soluzione alternativa al traffico di esseri umani e ai morti in mare.

La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) e la Comunità di Sant’Egidio annunciano l’apertura di corridoi umanitari verso l’Italia, dal Libano, dal Marocco e dall’Etiopia.

Il protocollo firmato ieri, 15 dicembre, da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, da Luca Maria Negro, presidente della FCEI, dal Viminale e dalla Farnesina, prevede il rilascio di circa mille visti umanitari, a migranti e richiedenti asilo in condizioni vulnerabili, ai quali se ne potrebbero aggiungere altri mille. Grazie al rilascio dei visti umanitari da parte delle autorità consolari italiane, i profughi di diversa nazionalità e religione potranno raggiungere l’Italia in modo sicuro e legale, evitando di rischiare la loro vita nei viaggi verso l’Europa.

“Non vogliamo assistere impotenti a questo spettacolo di morte che avviene sulle nostre coste”, afferma Cesare Zucconi, segretario generale della Sant’Egidio. “Vogliamo trovare soluzioni alternative che risparmino questi viaggi disumani a persone che comunque verrebbero in Europa e ne hanno pieno diritto. Il canale umanitario è uno strumento che può sottrarre a scafisti e a trafficanti la possibilità di arricchirsi e proseguire questi traffici illeciti”.

L’iniziativa sponsorizzata dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Comunità Sant’Egidio è un progetto pilota molto innovativo, attuato per la prima volta in Europa, che “potrebbe divenire un modello replicabile da altri attori della società civile”, afferma Nando Sigona, vicedirettore dell’Institute for Research into Superdiversity dell’Università di Birmingham, intervistato da il manifesto.

“Nonostante [le associazioni] abbiano risorse politiche, economiche e supporto logistico per ospitare i migranti, questa iniziativa è di notevole importanza perché, per la prima volta, la società civile negozia con un governo il rilascio di mille visti umanitari. Inoltre, se si pensa che il governo inglese ha promesso il reinsediamento di duemila persone nel 2015, ci rendiamo conto della portata dell’iniziativa”, chiarisce il professore italiano.

Il canale umanitario non ha nessun costo per il governo italiano, essendo interamente finanziato dalle due organizzazioni attraverso l’otto per mille. La comunità di Sant’Egidio insieme alla Federazione delle Chiese Evangeliche, si farà carico del viaggio, dell’accoglienza e delle attività d’integrazione dei profughi una volta giunti in Italia.

Nonostante le tariffe cambino a seconda della rotta, delle condizioni locali e delle modalità di trasporto, i costi del viaggio e dell’accoglienza sono significativamente inferiori rispetto a quanto pagherebbe un migrante per poter raggiungere l’Europa. “Noi spendiamo 300/400 euro per persona, il prezzo di un normale biglietto aereo”, chiarisce Cesare Zucconi. “Inoltre il canale umanitario è uno strumento più sicuro e meno rischioso sia per i migranti, sia per i paesi ospitanti, poiché l’identificazione dei rifugiati avviene prima della partenza”.

La selezione e l’identificazione dei beneficiari saranno condotte dalle associazioni partner presenti nei paesi di origine, secondo i requisiti concordati con il governo italiano, senza alcuna discriminazione religiosa e/o nazionale. In Libano sarà la Comunità Papa Giovanni con Operazione Colomba, corpo civile di pace presente da due anni nel campo di Tel Abbas, situato a nord di Tripoli, a selezionare le famiglie siriane mentre in Marocco sarà la Sant’Egidio.

“Il corridoio umanitario è uno strumento sicuro perché le persone sono identificate prima ancora di partire, quindi c’è una garanzia su chi giunge in Italia e c’è anche chiarezza sui tempi e sulle modalità di accoglienza ed integrazione”, ribadisce il segretario generale di quest’ultima organizzazione.

L’iniziativa dimostra l’esistenza di un’alternativa alla tratta di esseri umani e ai viaggi della disperazione intrapresi dalle persone in fuga dai loro paesi d’origine. Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, nel 2015, quasi 870.000 persone hanno attraversato il Mediterraneo per entrare in Europa mentre nel 2014 il numero degli arrivi ha raggiunto quota 219.000.

Il maggior numero di migranti è stato registrato in Grecia (721.217) e in Italia (143.114), seguite da Spagna (3.845) e Malta (106). Persone vulnerabili che non hanno altra scelta se non quella di pagare trafficanti e organizzazioni criminali, mettendo a rischio la propria vita per raggiungere un paese europeo.

Francois Crépeau, relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti dei migranti e professore di diritto presso l’Università McGil in Canada, descrive il fenomeno dello smuggling come un servizio:
“Le persone vogliono spostarsi e i trafficanti offrono servizi di mobilità. Se tali servizi fossero offerti dagli stati, i trafficanti sarebbero fuori dal mercato. Negli anni cinquanta e sessanta, milioni di persone sono emigrate in Europa. Nessuno è morto, non esisteva la tratta e tutti avevano il diritto di poter entrare in Europa. Ottenevano il visto nelle ambasciate e acquistavano normali biglietti aerei. Se si consentisse la libera circolazione, i trafficanti non esisterebbero perché le persone sceglierebbero il modo più economico e sicuro per spostarsi, invece che pagare diecimila euro e mettere a rischio la vita dei propri figli”, spiega il professore canadese.

La migrazione, in definitiva, ha sempre fatto parte della storia dei popoli e continuerà ad esistere. Niente ha impedito il flusso di migranti, né le barriere fisiche tra i paesi, né la militarizzazione dell’Unione Europea. Gli stati membri dovrebbero rivedere le politiche migratorie smettendo di vivere l’emigrazione come un’emergenza ed elaborando politiche di medio e lungo termine che incoraggino i flussi tramite rotte legali e sicure. Questo consentirebbe ai governi di rompere il sistema perverso dello smuggling ma soprattutto permetterebbe di affrontare la migrazione con un approccio più umano.



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