Sarkozy: “Niente accordi” ma il Ps gli lascia campo “Il Front va fermato”

Sarkozy: “Niente accordi” ma il Ps gli lascia campo “Il Front va fermato”

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PARIGI. Davanti al seggio elettorale in rue Alibert, i cittadini passano il cordone di agenti per andare a votare, a pochi metri dal café Carillon e dal ristorante Petit Cambodge colpiti il 13 novembre. La Francia vota per la prima volta nella sua storia durante lo stato di emergenza. Non c’erano mai stati attacchi terroristi a tre settimane da un’elezione. Un primo effetto inaspettato è stata la mobilitazione degli elettori, più forte di quanto previsto fino a un mese fa: oltre 1,8 milioni di cittadini sono andati a votare alle regionali spinti dall’emergenza in corso. Ma gli attentati hanno anche fatto una vittima politica collaterale: Nicolas Sarkozy. Il presidente dei Républicains non ha saputo emergere tra la svolta autoritaria di François Hollande e quella sempre più estremista di Marine Le Pen. E deve subire l’umiliazione di essere superato dal Fn nel risultato nazionale (28,64% contro il 26,84%), trovandosi al secondo turno di domenica prossima la sfida con i candidati di estrema destra in sei regioni su tredici.
Sarkozy si gioca molto con le elezioni regionali, ultima tappa prima delle presidenziali. Non a caso è il primo leader a prendere la parola, poco dopo le venti, nella sede del partito in rue de Vaugirard. Il presidente dei Républicains sottolinea un voto che rappresenta l’“esasperazione profonda dei francesi”. Dopo gli attentati, il Fn è cresciuto di cinque, sei punti, secondo i sondaggi, a scapito della destra moderata. In vista del secondo turno, Sarkozy deve sperare che i suoi elettori tornino all’ovile. È a loro che lancia un messaggio in diretta tv: «Non otterrete nessuna risposta da un partito che peggiorerà drammaticamente la Francia, provocando disordini nella società».
Al di là degli appelli, per bloccare la vittoria del Fn non ci saranno fusioni di liste o patti di desistenza al secondo turno, spiega Sarkozy, che conferma così la strategia del “né, né”: né con il Fn, né con il partito socialista. Ovvero nessun fronte inciucio con la sinistra. «Niente accordi tattici che contraddicono le nostre convinzioni», dice Sarkozy. Il presidente dei Républicains si gioca molto su questo voto per mettere a tacere i dissensi interni e i concorrenti per le prossime primarie del partito. Le quotazioni di Alain Juppé, volto della destra moderata, da ieri sono in forte risalita.
Gli attentati del 13 novembre non hanno invece modificato l’annunciata débacle a sinistra. Lo straordinario balzo in avanti della popolarità di Hollande (che ha guadagnato 20 punti in pochi giorni) non ha aiutato i candidati socialisti che si fermano al 23,20%. Anzi, nell’Ile de France, la regione intorno Parigi, la candidata dei Républicains, l’ex ministro Valérie Pecresse, è con cinque punti di distacco dal socialista Claude Bartolone, presidente dell’Assemblée Nationale. Le regionali hanno dimostrato che l’alleanza con ecologisti e gauche radicale, che non esisteva nelle liste presentate ieri, è necessaria. «La sinistra è la prima forza politica di Francia», ha tentato di sdrammatizzare il portavoce del governo, Stéphane le Foll, anche se è vero che sommando aritmeticamente i voti di Ps, Verdi e Front de Gauche, la coalizione arriva al 36%.
Il Ps ha annunciato ieri che i candidati socialisti si ritireranno dal secondo turno in alcune regioni (Nord e Paca) per fare blocco contro il Front National. «Vogliamo erigere una barricata contro Le Pen» ha detto il segretario del partito, Jean-Christophe Cambadélis. Nonostante malumori nella base dei militanti, la linea di Manuel Valls che ha prevalso. «Dobbiamo fare di tutto — ha detto il premier — per fermare il Fn».


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