Assalto all’ambasciata saudita
Inevitabilmente la morte di al Nimr assurge a casus belli. Il gran Mufti saudita, sceicco Abdulaziz al Sheikh, la difende d’ufficio, ribadendo che è coerente alla legge islamica e garantisce la sicurezza nazionale. «È stata un atto di compassione nei confronti dei prigionieri, visto che ora non potranno più commettere atti diabolici», dichiara. L’anno scorso le condanne a morte sono state oltre 150, in stragrande maggioranza attivisti sciiti. Ma è dal 2003, con l’invasione americana dell’Iraq, che il regime saudita si sente sotto attacco, gli antichi equilibri regionali sono sconvolti, la vecchia alleanza con Washington sempre più precaria. E oggi gli sciiti appaiono in espansione. L’Iran sostiene il regime siriano con la collaborazione della Russia, in Iraq i sunniti sono in ritirata. Riad reagisce intervenendo in Yemen, creando una grande coalizione di Stati sunniti, dando armi ai ribelli in Siria e ai partiti fratelli in Libano. A Bagdad aveva riaperto negli ultimi giorni la propria ambasciata chiusa da 25 anni, ma ora le accuse del governo sciita iracheno contro le esecuzioni rischiano di bloccare l’apertura diplomatica. Anche il rapimento a metà dicembre da parte delle milizie sciite irachene di 26 cacciatori sunniti, tra cui alcuni principi del Qatar, è termometro delle tensioni. La crisi è dettata adesso dall’intensificarsi delle proteste contro l’esecuzione che giungono dal campo sciita. La Guida suprema iraniana Ali Khamenei in un tweet la condanna senza riserve e annuncia che «il risveglio sciita è insopprimibile». Il ministero degli Esteri di Teheran dice che Riad «pagherà a caro prezzo l’assassinio di al Nimr». Non è escluso che per rappresaglia il regime iraniano possa decidere l’esecuzione di alcuni dei 27 sunniti condannati a morte e chiusi nelle sue carceri. Toni rabbiosi giungono dalla milizia sciita libanese dell’Hezbollah. In Iraq il leader sciita Moqtada al Sadr chiama alla mobilitazione. E le manifestazioni di ostilità si allargano al mondo musulmano non arabo.
A Srinagar, nel Kashmir indiano, attivisti sciiti sono scesi in piazza. Anche la responsabile della politica estera Ue, Federica Mogherini, ha espresso la condanna di principio contro la pena di morte.
Lorenzo Cremonesi
Related Articles
Strage sul treno deragliato a Santiago de Compostela
Oltre 55 morti. «Forse il macchinista correva troppo» Notte di morte a Santiago de Compostela. Un treno dell’alta velocità spagnola è deragliato alle porte della cittadina meta del famoso cammino dei pellegrini, in Galizia, Spagna del Nord. Tutte le vetture, tredici, sono uscite dai binari dopo una lunga curva, alcune si sono capovolte. Tragico il bilancio: oltre 55 i morti, una settantina i feriti di cui 20 gravi. Una strage.
La Fiera del libro a Cuba, nonostante 55 anni di embargo
Qui un libro può costare tra gli 8 e i 30 pesos, cioè tra i 30 centesimi di euro e un euro e 30. Per la gioia dei lettori
Liberazione dei pescatori italiani: vincono Haftar e la Turchia, pivot della crisi
Libia. Per la liberazione dei pescatori italiani, Roma costretta all’ennesima piroetta in terra libica, a scapito dell’alleato di Tripoli. Ankara, per ottenere il rilascio di una sua nave, ha impiegato pochi giorni a dimostrazione del diverso peso nell’area