Emergenza bambini nella Terra dei Fuochi: «I tumori già a 1 anno»
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ROMA I bambini più vulnerabili sono quelli che vivono in zone povere e socialmente degradate, dichiarano l’Organizzazione mondiale della sanità e diversi organismi scientifici con indagini sempre più dettagliate. Una conferma viene dal rapporto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) sullo stato di salute della Terra dei Fuochi, disseminata di discariche illegali, rifiuti che potrebbero costituire un’ulteriore causa di malattia per l’uomo.
Nell’aggiornamento dei dati raccolti fino allo scorso anno la novità riguarda la popolazione infantile. Aumento di bambini ricoverati per tutti i tumori nel primo anno di vita, eccesso di «incidenza e di ricoverati per tumori del sistema centrale nervoso tra uno e 14 anni». Queste le criticità riportate nella sintesi dello studio epidemiologico coordinato da Loredana Musmeci, il progetto «Sentieri». La responsabile del dipartimento che si occupa delle interferenze ambiente-salute però aggiunge: «Non arriviamo a conclusioni affrettate. Molti aspetti della questione vanno indagati. Ad esempio allargare lo studio a tutti i Comuni dell’area incriminata, oltre ai 55 elencati dalla legge del 2014».
La senatrice dei 5 Stelle Paola Nugnes è invece perentoria nelle sue affermazioni: «Nessun dubbio tra inquinamento ambientale e cancro e eccessi di mortalità, il governo intervenga con urgenza. Non serve aspettare».
In realtà non esiste l’evidenza scientifica che sostanze cancerogene contenute nei rifiuti vengano trasmesse attraverso l’ingestione di alimenti contaminati e producano danni all’organismo. Nelle conclusioni gli epidemiologi chiariscono infatti che i fattori ambientali «potrebbero essere causa o concausa» di mortalità e patologie.
I ricercatori ritengono necessario un «approfondimento perché mentre l’associazione tra smog e disturbi respiratori nell’infanzia è ampiamente documentata, è al momento difficile individuare le cause ambientali dei tumori infantili». Gli esperti non escludono che l’esposizione a «emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustione illegale possano aver svolto un ruolo».
Musmeci precisa: «Bisogna considerare il degrado generale del territorio, la condizione economica e la precarietà dello stato sanitario. Mancanza di prevenzione, cattiva alimentazione, stili di vita errati della donna nella delicata fase della gravidanza hanno effetti negativi. Parliamo inoltre di una realtà dove la vita media è più corta di due anni rispetto al resto d’Italia».
Il lavoro dell’Istituto superiore di sanità conferma l’aumento di mortalità, patologie e ricoveri nella popolazione adulta. Come nella prima stesura, quella del 2014, viene ribadita con forza la necessità di bonificare il terreno dai rifiuti tossici.
Margherita De Bac
Nell’aggiornamento dei dati raccolti fino allo scorso anno la novità riguarda la popolazione infantile. Aumento di bambini ricoverati per tutti i tumori nel primo anno di vita, eccesso di «incidenza e di ricoverati per tumori del sistema centrale nervoso tra uno e 14 anni». Queste le criticità riportate nella sintesi dello studio epidemiologico coordinato da Loredana Musmeci, il progetto «Sentieri». La responsabile del dipartimento che si occupa delle interferenze ambiente-salute però aggiunge: «Non arriviamo a conclusioni affrettate. Molti aspetti della questione vanno indagati. Ad esempio allargare lo studio a tutti i Comuni dell’area incriminata, oltre ai 55 elencati dalla legge del 2014».
La senatrice dei 5 Stelle Paola Nugnes è invece perentoria nelle sue affermazioni: «Nessun dubbio tra inquinamento ambientale e cancro e eccessi di mortalità, il governo intervenga con urgenza. Non serve aspettare».
In realtà non esiste l’evidenza scientifica che sostanze cancerogene contenute nei rifiuti vengano trasmesse attraverso l’ingestione di alimenti contaminati e producano danni all’organismo. Nelle conclusioni gli epidemiologi chiariscono infatti che i fattori ambientali «potrebbero essere causa o concausa» di mortalità e patologie.
I ricercatori ritengono necessario un «approfondimento perché mentre l’associazione tra smog e disturbi respiratori nell’infanzia è ampiamente documentata, è al momento difficile individuare le cause ambientali dei tumori infantili». Gli esperti non escludono che l’esposizione a «emissioni e rilasci dei siti di smaltimento e combustione illegale possano aver svolto un ruolo».
Musmeci precisa: «Bisogna considerare il degrado generale del territorio, la condizione economica e la precarietà dello stato sanitario. Mancanza di prevenzione, cattiva alimentazione, stili di vita errati della donna nella delicata fase della gravidanza hanno effetti negativi. Parliamo inoltre di una realtà dove la vita media è più corta di due anni rispetto al resto d’Italia».
Il lavoro dell’Istituto superiore di sanità conferma l’aumento di mortalità, patologie e ricoveri nella popolazione adulta. Come nella prima stesura, quella del 2014, viene ribadita con forza la necessità di bonificare il terreno dai rifiuti tossici.
Margherita De Bac
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