Rouhani dal Papa: «Preghi per me» E Roma copre le statue capitoline

Rouhani dal Papa: «Preghi per me» E Roma copre le statue capitoline

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CITTÀ DEL VATICANO Il 25 settembre, all’Onu, Francesco aveva ripetuto che «la guerra è la negazione di tutti i diritti» ed elogiato l’accordo sul nucleare iraniano come «una prova delle possibilità della buona volontà politica e del diritto». Così l’incontro di ieri con il presidente iraniano Hassan Rouhani è una tappa importante, nella strategia del dialogo di Francesco. Quaranta minuti di colloquio «cordiale», informa la Santa Sede, durante il quale «ci si è soffermati sulla conclusione e l’applicazione dell’Accordo sul nucleare» ma soprattutto sulla consapevolezza del «ruolo importante che l’Iran è chiamato a svolgere, insieme ad altri Paesi della Regione, per promuovere adeguate soluzioni politiche alle problematiche che affliggono il Medio Oriente, contrastando la diffusione del terrorismo e il traffico di armi».
Rouhani arriva mentre scoppia lo scandalo planetario delle statue dei Musei capitolini coperte per non turbare l’ospite con i nudi: un po’ come in Vaticano le braghe a Michelangelo, poco meno di cinque secoli fa. Via della Conciliazione è chiusa al traffico e ci sono agenti ovunque, mentre il corteo di 27 auto sfila alle undici verso il Palazzo apostolico. La delegazione iraniana, con una sola donna come interprete, incontra il Pontefice e poi il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato che fin dall’inizio ha riassunto così la «linea» della Santa Sede: «Costruire ponti, promuovere il dialogo e il negoziato come soluzione dei conflitti».
Da tempo il Vaticano insiste sul ruolo di Teheran per affrontare le crisi in Siria e Iraq e nella lotta all’Isis. Francesco vuole disinnescare la «terza guerra mondiale a pezzi» in corso. Strette di mano, sorrisi. «La ringrazio tanto per questa visita, spero nella pace», si è congedato il Papa. E Rouhani, di rimando: «Mi ha fatto molto piacere incontrarla, le auguro buon lavoro e le chiedo di pregare per me», dice con le parole care a Bergoglio. Come ad ogni ospite, Francesco ha regalato a Rouhani una medaglia con San Martino che dona il suo mantello a un povero, «un segno di fratellanza gratuita».
La nota vaticana va oltre le parole di circostanza, parla di «valori spirituali comuni» e dice che «si è fatto riferimento al buono stato dei rapporti tra la Santa Sede e la Repubblica Islamica dell’Iran, alla vita della Chiesa nel Paese e all’azione della Santa Sede in favore della promozione della dignità della persona umana e della libertà religiosa». A proposito di conflitti e terrorismo, «è stata ricordata l’importanza del dialogo interreligioso e la responsabilità delle comunità religiose nella promozione della riconciliazione, tolleranza e pace».
Non risulta un invito ufficiale al Papa in Iran e d’altra parte «i viaggi quest’anno sono già tanti», spiegano in Vaticano. Rouhani ha usato toni rassicuranti: «Chiesa, sinagoga e moschea devono stare l’una accanto all’altra, questa è la cultura della tolleranza che ci insegna il Corano», dice al «Business forum» di Roma, prima di andare dal Papa. Gli accordi con le imprese italiane, l’annuncio che Renzi andrà «nei prossimi mesi» a Teheran. Rouhani garantisce: «Oggi l’Iran è il Paese più sicuro e stabile della regione, non intende attaccare o invadere nessun altro Paese né interferire nei suoi affari».
Gian Guido Vecchi


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