I templi distrutti dall’Isis

I templi distrutti dall’Isis

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«Queste immagini provano, nella loro cruda chiarezza, la distruzione sistematica dei beni culturali e religiosi legati al credo sciita che l’Isis sta compiendo nel governatorato di Ninawa, l’area dell’antica Ninive, che ha come capitale Mosul. Non si limitano a distruggere, la fase successiva è cancellare col cemento. Al posto di sepolcri e mausolei, parcheggi per auto». L’archeologo Alessandro Bianchi è appena tornato da Bagdad. È il capoprogetto, designato dalla segreteria generale del ministero per i Beni e le attività culturali, di un gruppo di cinque archeologi impegnati in un accordo bilaterale italo-iracheno tra ministero Beni culturali e State Board of Antiquities and Heritage iracheno per lo studio delle devastazioni realizzate dall’Isis nelle aree occupate. Un piano tutto italiano, ideato da Bianchi. Distruzioni, certo, ma non solo: il sospetto è che gli uomini dell’Isis possano proseguire alcuni scavi archeologici non per studi scientifici ma per immettere sul mercato clandestino pezzi antichissimi e preziosi e finanziare così il terrorismo.
Le aree sono state scelte dai tecnici iracheni. La squadra italiana ha individuato negli archivi satellitari immagini scattate prima dell’occupazione dell’Isis nel giugno 2014. Poi ha commissionato nuove foto delle stesse località scattate nell’agosto 2015 dalla Satellite Imaging Corporation, titolare di alcuni satelliti specializzati (DigitalGlobe’s WorldView-2, WorldView-3, GeoEye-1).
Il confronto è agghiacciante. Il complesso della moschea dedicata nel 1300 al profeta Nabi Jirjis è stato sostituito da una spianata di cemento per un parcheggio. Nell’area del santuario del XIII secolo dell’imam Yahya Abu al-Qasim, costruito dal governatore Badr al-Din Lu’lu’, appare ora un cantiere, probabilmente per abitazioni civili.
Altro parcheggio al posto della moschea di al-Nabi Sheet, elevata nel 1647. Nuova spianata di cemento al posto del santuario dedicato allo Shayk Fathi, del 1760. La ex chiesa assira trasformata in moschea dedicata al profeta Nebi Yunus è stata rasa al suolo e i suoi detriti portati via. Nelle foto di Ninive nel tell (terrapieno) di Kuyunjik, nel Palazzo Settentrionale, si scorgono tracce di nuovi scavi. Il timore è che l’Isis abbia voglia estrarre pezzi e venderli per finanziarsi.
La metodologia italiana, concordata con l’Unesco (verrà presto usata in Libia per l’area costiera occupata dall’Isis), ha prodotto una relazione consegnata martedì 12 gennaio alle autorità irachene: servirà come tragica guida quando il governo di Bagdad riuscirà a riprendere il controllo di Mosul. L’accordo italo-iracheno ha quattro anni di vita ed è stato finanziato al segretariato generale dei Beni culturali dalla Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero Esteri, sostituita dal 1° gennaio dall’Agenzia italiana per la cooperazione internazionale, diretta da Laura Frigenti. Ora partirà un ulteriore finanziamento di un milione di euro.
L’intesa prevede la nascita di un gruppo di lavoro misto, cicli di insegnamento da parte degli italiani sull’uso delle riprese satellitari e per la composizione di squadre formate da tecnici locali per intervenire sui siti attualmente occupati dall’Isis, la presenza di un restauratore nei laboratori di restauro del Museo Iracheno di Bagdad.
L’Italia si conferma insomma una vera e propria potenza mondiale in campo culturale, come ha spesso sottolineato il ministro Dario Franceschini che ha raggiunto con l’Unesco (riprendendo l’idea lanciata a suo tempo da Francesco Rutelli) l’accordo per la creazione dei Caschi Blu della cultura, proposta dal presidente Matteo Renzi all’assemblea dell’Onu. Dice Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero per i Beni culturali: «Il dossier sul disastro iracheno è la dimostrazione della nostra capacità di operare nel campo culturale, che ci viene riconosciuta in tutti i contesti internazionali. Ed è anche la prova che una piena collaborazione tra ministeri può produrre risultati molto lusinghieri per il sistema Paese».
Paolo Conti


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