Il Papa vedrà il patriarca russo Svolta storica, con l’aiuto di Castro

Il Papa vedrà il patriarca russo Svolta storica, con l’aiuto di Castro

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CITTÀ DEL VATICANO La divisione più grande nella Chiesa dura da un migliaio di anni, va ben oltre la controversia sul Filioque , ha a che fare col primato di Roma e risale all’anno 1054, quando Leone IX scomunicò il Patriarca di Costantinopoli Michele I Cerulario e questi, ovviamente, fece lo stesso col Papa. Bisogna partire da qui, dal Grande Scisma che separò le Chiese apostoliche dei fratelli Pietro e Andrea, per capire la portata dell’incontro che il Papa e il Patriarca ortodosso di Mosca, per la prima volta nella storia, avranno all’aeroporto dell’Avana, a Cuba, il 12 febbraio, dove Francesco farà tappa qualche ora prima di andare in Messico.
Il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, col quale Francesco si è visto nel 2014, a Istanbul, ha un primato d’onore nel mondo ortodosso; ma quello di Mosca guida due terzi degli oltre 200 milioni di ortodossi nel mondo. L’incontro era atteso da quando, il 7 dicembre 1965, le reciproche scomuniche vennero tolte, alla fine del Concilio. Le vie del Signore sono infinite e un ruolo decisivo lo ha avuto il presidente cubano Raúl Castro, come a restituire il favore per l’aiuto di Francesco nel disgelo tra Cuba e Usa. A dare una mano è arrivato anche Putin.
L’annuncio dell’incontro tra le due «Santità» è stato dato solennemente, «per grazia di Dio», alle 12.10 di ieri, con un comunicato congiunto presentato in contemporanea a Mosca e a Roma: «Segnerà una tappa importante nelle relazioni delle due Chiese», si legge, con l’auspicio che «sia anche un segno di speranza per tutti gli uomini di buona volontà». Ci si lavorava da decenni ed è maturato negli ultimi due anni. Il problema era anche il luogo: in Vaticano no, a Mosca no, in Europa neanche perché «teatro di divisioni e conflitti tra cristiani», diceva Kirill. Quale poteva essere il terreno «neutro»?
E qui entra in gioco Raúl Castro, che a maggio dell’anno scorso andò a Mosca, parlò con Kirill e con Putin, e preparò la visita del Patriarca ortodosso a Cuba dall’11 febbraio. Al ritorno, Castro fece tappa a Roma e incontrò il Papa, in vista del viaggio di Francesco a settembre. È probabile che in quell’occasione abbiano parlato anche dei colloqui con Kirill. A giugno il Papa ha ricevuto Putin. Dopo la visita di settembre a Cuba, Francesco ha fissato la data del viaggio in Messico: dal 12 al 18 febbraio, giusto i giorni in cui Kirill sarebbe stato all’Avana. Castro ha offerto il terreno neutro: e così Francesco ha deciso, prima di atterrare in Messico, di fare tappa a Cuba.
Il Papa e Kirill avranno un «colloquio personale» di due ore in una sala dell’aeroporto José Marti. Firmeranno una «dichiarazione congiunta», pronunceranno due discorsi. Il metropolita Ilarion, a Mosca, ha spiegato che il «genocidio dei cristiani» in Medio Oriente, Africa e altrove, richiede «una più stretta cooperazione tra Chiese cristiane». Anche Francesco ha parlato di «ecumenismo del sangue», contatti con Kirill c’erano già stati: «Gli ho detto: io vengo dove tu vuoi, tu mi chiami e io vengo».
L’incontro, accolto «con gioia» da Bartolomeo, arriva alla vigilia del Sinodo panortodosso che si terrà a Creta in giugno, dopo più di mille anni. Francesco è pronto a trovare con gli ortodossi una «forma di esercizio del primato su cui possiamo andare d’accordo». Nel 2014, a Istanbul, ha garantito: «Il ristabilimento della piena comunione non significa né sottomissione l’uno all’altro né asservimento».
Gian Guido Vecchi


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