Sul web parte la rivolta dei militanti 5 stelle

Sul web parte la rivolta dei militanti 5 stelle

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ROMA Sulle loro pagine Facebook, ma anche davanti alla buvette del Senato, i senatori 5 stelle hanno dovuto fare i conti con la delusione e la rabbia del mondo Lgbt. Quel mondo cui avevano garantito pieno appoggio e che martedì si è sentito tradito dalla scelta del Movimento di non appoggiare il “supercanguro”, l’emendamento del Pd che avrebbe fatto passare il disegno di legge sulle unioni civili così com’è. O quasi.
Sulle bacheche dei big gli attacchi sono moltissimi. «Avete perso un’occasione importante per dimostrare che non siete dilettanti allo sbaraglio – scrive Valentina a Di Maio e Taverna – Pensare che avevo creduto così tanto in voi. Saluti da una vostra ormai ex elettrice». C’è chi parla di «un becero e vuoto giochino politico che alla fine servirà soltanto a privare milioni di persone di una legge attesa da anni». Chi chiede al vicepresidente della Camera «Affossiamo i diritti per affossare il PD?». Chi sospetta: «Non avete presentato emendamenti per lasciare il lavoro sporco agli altri».
Nel Transatlantico di Palazzo Madama la senatrice Paola Taverna è circondata da attivisti gay. «Io un metodo antidemocratico non lo sostengo, perché oggi vi garantisce un diritto e domani ve lo toglie», spiega lei, quasi urlando. «Avete pensato alla forma e non ai nostri diritti!», le ribattono. Il clima è acceso. Arriva anche Alberto Airola, il primo sostenitore della legge nell’M5S: discute prima con l’ex deputata pd Anna Paola Concia («Hai messo le procedure davanti alle nostre vite»), poi con la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli («Qua la mano, scommettiamo che la legge non passa per colpa tua?»). È visibilmente scosso dagli attacchi («Mi hanno scritto anche “muori”»). Solo, pensa che le unioni civili si possano ancora salvare: magari con un canguro spacchettato, votando la soppressione di alcuni emendamenti e non di altri. Una tattica su cui è convinto di poter portare il gruppo, ma che non appare realistica a chi è rimasto sorpreso prima dalla libertà di coscienza sulla stepchild, poi dal no improvviso di martedì.
È ormai chiaro che i vertici del Movimento non appoggerebbero neanche una versione spacchettata dell’emendamento Marcucci. E si è visto quanto Di Maio e Casaleggio sappiano essere convincenti: ieri i gruppi parlamentari si sono subito allineati. «Siamo stati perfetti – ripeteva il senatore Gianluca Castaldi – è il Pd che ha paura di fare la legge con noi». Anche per chi era contro la libertà di coscienza, come il deputato Ivan Della Valle, «non si ottengono diritti calpestando la Costituzione ». Non è d’accordo il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, che su Twitter scrive: «Ddl Cirinnà, un’occasione persa. “A che serve avere le mani pulite se poi si tengono in tasca?”». Lo attaccano due deputati, lui ribatte: «Spiace che quando si chiede un aiuto non arrivi, ma che poi un’opinione pesi. Costruiamo un luogo di confronto». E crea l’hashtag #nonabbiatepauradelleopinioni.
I 5 stelle rispondono tutti – a partire dal direttorio – dicendo che sono pronti a votare subito la legge. Stepchild compresa. Ma non basta. Tanto che gli attivisti gay si danno appuntamento fuori dal teatro Brancaccio di Roma, dove Beppe Grillo è in scena col suo spettacolo. «Faremo presto un Vaffa Day Gay», annunciano. Ma non trovano interlocutori. Solo qualcuno, tra i fan del comico, che grida: «Vergogna».


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