DUBLINO. Al Regency Hotel non si notano più i segni del delitto: la polizia ha tolto i cordoni di plastica gialla, la scientifica ha cancellato i contorni dei corpi disegnati con il gesso, squadre di inservienti hanno ripulito il sangue.
Eppure per capire le elezioni di stamane in Irlanda è utile venire in questo albergone vicino all’aeroporto di Dublino, generalmente frequentato da uomini d’affari di passaggio, tifosi di rugby e amanti clandestini. Il 5 febbraio scorso tre killer in uniforme da poliziotti, uno dei quali travestito da donna, fanno irruzione nella sala congressi dell’hotel, per l’occasione riservata a un incontro di boxe, e aprono il fuoco con i kalashnikov, uccidendo un uomo e ferendone un altro. Il vero bersaglio si salva scappando da una finestra. Uno dei presunti mandanti dell’attacco viene freddato due giorni più tardi per vendetta in un pub della capitale. Il raid è rivendicato dalla Continuity Ira, fazione irriducibile dell’esercito clandestino repubblicano che ha combattuto per trent’anni contro gli unionisti protestanti in Irlanda del Nord, la parte dell’isola rimasta alla Gran Bretagna dopo l’indipendenza. E’ l’unico gruppo che non ha deposto le armi in seguito agli accordi di pace del 1998.
Dietro la sparatoria, scrive il Sunday Independent, più autorevole giornale nazionale, c’è tuttavia la guerra fra due gang di narcotrafficanti irlandesi, del resto non nuove a mescolarsi con ex-guerriglieri rimasti disoccupati: una banda di criminali con base in patria, l’altra nella Costa del Sol, in Spagna. La prima capeggiata da Gerry Hutch detto “il Monaco”, che come copertura usa un autonoleggio di limousine, la seconda da Christy Kinahan detto “il Principe”, perché cita Macchiavelli e si è laureato in lingue in carcere. Omicidi e regolamenti di conti fra i due gruppi vanno avanti da un pezzo. Stavolta, tuttavia, sembra peggio. I giornalisti dell’Independent autori della rivelazione ricevono minacce di morte. «La libertà di stampa nel nostro paese è di nuovo in pericolo», accusa il direttore del giornale Stephen Rae. Sottintende che non è la prima volta: nel 1996 fu assassinata una reporter locale che indagava sui traffici dei clan, Veronica Guerin, ispirando il film omonimo interpretato da Cate Blanchett.
«La causa della nuova esplosione di violenza è l’austerity», taglia corto Jimmy Guerin, fratello di Veronica. «Negli ultimi anni abbiamo dovuto licenziare 2500 agenti, chiudere 140 commissariati e ridurre le auto di pattuglia», spiega Nial O’Connor, un comandante di polizia in pensione.
Discorso che porta dritto alle elezioni anticipate di oggi: indette dal primo ministro Enda Kenny nella speranza di una facile riconferma, secondo i sondaggi produrranno invece una situazione ingovernabile. Tutti i partiti perdono voti in un’atmosfera di generale scontento.
L’Isola di Smeraldo ha evitato la bancarotta dopo la crisi dei mutui troppo facili del 2008, ma al prezzo di un’austerità che ha imposto feroci tagli al bilancio. Colpendo anche le forze dell’ordine. La previsione è che Fine Gael (centro-destra), il partito del premier, e Fianna Fail (centro), principale partito d’opposizione, saranno costretti a una coalizione. Non facile, perché gli antenati dei leader odierni si ammazzarono a vicenda nella guerra civile di cento anni fa, quando con l’Easter Rising, l’insurrezione armata della Pasqua 1916 nelle strade di Dublino, cominciò la lotta per l’indipendenza. Fine Gael incolpa Fianna Fail dell’omicidio del proprio eroe, Michael Collins, padre dell’indipendenza irlandese (anche lui ispiratore di un film). A sua volta, Fianna Fail considera Fine Gael responsabile dell’esecuzione di centinaia di combattenti fatti prigionieri.
Gli irlandesi hanno la memoria lunga. Che si tratti di guerre politiche o guerre fra gang di narcotrafficanti.