Bocciata la legge anti moschee di Maroni, la Lega strepita e rilancia

Bocciata la legge anti moschee di Maroni, la Lega strepita e rilancia

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 Ma il governatore non demorde: “Riscriveremo il testo perché servono regole di carattere urbanistico”. Le opposizioni esprimono soddisfazione e il Comune di Milano tra poche settimane pubblicherà le graduatorie per assegnare le aree per la costruzione di tre nuovi luoghi di culto in città

MILANO Sembra che le quindici “alte toghe” della Consulta abbiano fatto in fretta a bocciare la cosiddetta legge “anti moschee” approvata lo scorso febbraio dalla Regione Lombardia di Roberto Maroni e subito impugnata dal governo. Più che una legge sembrava una provocazione e come tale è stata rispedita al mittente. Si chiama propaganda. La bocciatura era nelle cose: le norme presentate dal leghista Massimiliano Romeo — “moschee ce ne sono abbastanza”, questo il suo prezioso contributo alla discussione — sono anticostituzionali dalla prima all’ultima riga. Tutti sapevano che sarebbe finita così, per primi leghisti e forzisti che con questa mossa cercavano di contrastare l’amministrazione di Giuliano Pisapia che aveva preparato un bando per la costruzione di tre luoghi di culto (questione ancora aperta).

I giudici della Consulta così si sono trovati di fronte una legge scritta male e pensata peggio con l’unico obiettivo di ostacolare la costruzione di moschee, non senza trovate comiche: secondo i leghisti, bisognerebbe costruire moschee con telecamere collegate con la questura, con nuove strade di collegamento adeguate e con parcheggi di superficie doppia rispetto al pavimento del luogo di culto. E non basta. Un sindaco, avrebbe potuto porre il veto alla costruzione in nome di una non meglio precisata valutazione di impatto ambientale e in più la legge avrebbe garantito ai cittadini la possibilità di indire un referendum per bocciare la nuova moschea. Tutto da ridere l’ultimo dispettuccio: l’architettura, pena il divieto, avrebbe dovuto rispettare “le caratteristiche del paesaggio lombardo”. Una deliziosa costruzione tipo capannone industriale?

La prevedibile bocciatura della Consulta ha comunque ridato fiato ai leghisti lombardi, dicono che ci riproveranno, vogliono conoscere le motivazioni e presto scriveranno un’altra legge. Il più arrabbiato sembra il governatore Maroni, in questi giorni tristi piuttosto sotto botta a causa del suo pupillo Rizzi arrestato per corruzione nell’ambito dell’ennesima inchiesta sulla sanità lombarda. Lo sfogo è un cinguettio: “La sinistra esulta: Allah Akbar”. Il sodale Matteo Salvini non è da meno: “E brava la Consulta islamica”.

Il capogruppo della Lega in Lombardia, Massimiliano Romeo, prova invece a dare sostanza politica alla linea dei capi. Secondo lui, la bocciatura “è la conferma che siamo di fronte alla resa dello Stato italiano di fronte all’Islam”, ma “noi non ci arrendiamo, non intendiamo far diventare Milano e la Lombardia una enclave del Califfato”. Nel solco della disquisizione di carattere storico anche la riflessione di Daniela Santanché, “Oriana Fallacci si sta rivoltando nella tomba mentre la sinistra è pronta ad esultare, stiamo diventando una succursale dell’Islam e poi ci lamentiamo se da un momento all’altro rischiamo di saltare in aria”.

Lasciamo stare. Per ora, come dice il consigliere regionale lombardo dei Cinque Stelle Eugenio Casalino, è vero che “archiviamo finalmente una legge idiota e propagandistica che avrebbe prodotto solo problemi”, ma la questione è tutt’altro che archiviata perché a Milano a giugno si vota. Davide Piccardo del Caim (Coordinamento associazioni islamiche di Milano) ne approfitta per incalzare il Comune di Milano, “ora non ha più scuse per portare a termine l’assegnazione delle aree per la costruzione delle moschee”. La strada dovrebbe essere in discesa ma non priva di intoppi, se è vero ciò che dice l’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino: “Emetteremo tra qualche settimana la graduatoria di assegnazione delle aree che immagino possa contenere novità in ragione del fatto che i controlli avviati dall’amministrazione sui partecipanti hanno evidenziato la mancanza, da parte di alcuni soggetti, dei requisiti necessari”. Si prevedono ricorsi e polemiche. Quanto a Maroni, è fin troppo facile passare all’incasso: “Invece di sproloquiare a vanvera dovrebbe ancora una volta ripassare la costituzione e le leggi dello stato”.

Il deputato lombardo di Sinistra Italiana Daniele Farina, che insieme al deputato Franco Bordo (Si) aveva sollecitato il ricorso presso la Corte costituzionale, definisce una “mascalzonata” la legge anti moschee: “Monumentale è la mole di denaro pubblico sprecato entro una battaglia ideologica dissennata mentre lobby sanitarie organizzate erano libere di saccheggiare la cassa e danneggiare la salute dei cittadini. In tale situazione oggi suonano assai poco credibili gli strepiti leghisti”. Eppure il governatore non demorde e rilancia una nuova legge scritta “tenendo conto delle motivazioni della Consulta ma realizzando l’obiettivo di dare regole, non vogliamo negare il diritto di culto a nessuno ma servono regole di carattere urbanistico”. Presto, per le “alte toghe”, ci sarà un altro lavoretto.



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