Armi chimiche, in cella il capo L’arsenale segreto del Califfato

Armi chimiche, in cella il capo L’arsenale segreto del Califfato

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IRAQ. MILITARI USA HANNO CATTURATO AL -AFARI. “STA RIVELANDO L’USO DI GAS MOSTARDA”

L’OMBRA di Al Muthanna è ricomparsa, affacciandosi dietro le armi chimiche dello Stato Islamico. Dal complesso industriale di cento chilometri quadrati, nato per produrre pesticidi e convertito alle armi chimiche già negli anni Sessanta, ben prima dell’arrivo al potere di Saddam Hussein, arrivava “Abu Malik”, cioè Saleh Jassim Mohammed Falah Al-Sabaawi, ucciso secondo fonti Usa nel 2015 in un raid aereo nei pressi di Mosul. E dai laboratori di Al Muthanna viene anche Suleiman Dawoud Al-Afari, catturato il mese scorso a Tal Afar, nuovo responsabile della guerra chimica per il Califfo Al Baghdadi. Ieri è trapelata la notizia della sua cattura, e del fatto che sta “collaborando”, cioè fornendo vaste informazioni alle forze americane sulle strategie jihadiste per la guerra chimica.

LA PRODUZIONE

È stato il contributo di questi e altri tecnici a dare allo Stato Islamico la disponibilità di arsenali chimici, già sperimentati in Siria e nel nord Iraq. L’intelligence occidentale è propensa a credere che gli uomini dell’Is siano in grado di produrre quantità significative di iprite (gas mostarda) e ordigni al cloro, mentre sembra fuori portata la produzione di gas nervino, molto più delicata.

I CHIMICI NON MORTALI

Il gas mostarda, noto anche come iprite per l’uso massiccio fatto dai tedeschi nella battaglia di Ypres (1915), attacca la pelle e gli occhi, provocando vesciche e danneggiando l’apparato respiratorio. In genere non è mortale, ma può alterare il Dna delle persone esposte, aumentando i rischi di cancro. La produzione è considerata relativamente semplice, alla portata dei tecnici di derivazione “baathista” che hanno aderito all’Is.

Ancora più semplice è la preparazione di bombe al cloro, i cui componenti attivi sono materiali di uso quotidiano. Le difficoltà di utilizzo sono legate alla scarsa prevedibilità delle reazioni e dunque dei tempi di utilizzo. Oltre all’esplosione, una bomba al cloro causa gravi difficoltà respiratorie.

L’uso di ordigni con iprite o cloro da parte dell’Is è confermato a più riprese: l’ultimo attacco risale proprio ai giorni scorsi, con il bombardamento di un impianto petrolifero nella zona di Kirkuk. Anche le forze di Damasco usano barili al cloro nei bombardamenti. Per questo le forze occidentali schierate nel nord Iraq sono già attrezzate di attrezzature Nbc, soprattutto maschere antigas.

GAS NERVINI

I gas nervini, come il Sarin, il Tabun e il VX, tutti a suo tempo prodotti nel complesso di Al Muthanna, agiscono sul sistema nervoso bloccandone la trasmissione di istruzioni agli organi. La morte sopravviene proprio perché la perdita del controllo sui muscoli della respirazione conduce le vittime all’asfissia. I materiali che servono per la produzione (precursori) sono controllati da organismi internazionali.

Punto debole dei gas nervini è la loro difficoltà di utilizzo, legata all’estrema volatilità delle sostanze. In altre parole, per ottenere effetti letali consistenti, ne servono grandi quantità. E per ora non sembra che i tecnici di Al Baghdadi siano in grado di produrle.

NELLE MANI DELL’IS

Gli uomini del Califfato posseggono con tutta probabilità riserve dei tempi di Saddam, che si tratti di Sarin (usato dalle forze irachene ad Halabja assieme all’iprite per domare la rivolta dei curdi alla fine della guerra Iran-Iraq), Tabun o Vx, oltre agli arsenali strappati alle forze governative di Damasco. Nelle mani dello Stato Islamico sono finite anche altre forniture: secondo fonti giornalistiche i vari corridoi della jihad sarebbero stati utilizzati da agenti dell’Arabia Saudita per portare i gas negli arsenali dell’Is. Resta controversa l’attribuzione degli attacchi con Sarin contro la popolazione civile durante gli scontri in Siria, con accuse reciproche. Unica certezza, che entrambe le parti abbiano la disponibilità di armi chimiche e la volontà di usarle.



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