Idomeni, annegano attraversando il fiume che segna il confine con la Macedonia

Idomeni, annegano attraversando il fiume che segna il confine con la Macedonia

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Hanno cercato una nuova rotta per raggiungere il nord Europa. Non si sono fermati davanti al muro costruito dalla Macedonia al confine con la Grecia e alla divise verdi della polizia di Skopje.
Hanno cercato fino a domenica notte, quando alla fine una strada alternativa l’hanno trovata per davvero. Un fiume che segna il confine tra i due paesi, in teoria non difficile da superare ma che le piogge degli ultimi giorni hanno trasformato invece in una trappola. Tre migranti, due uomini e una donna, sono morti affogati mentre cercavano di attraversarlo. I loro corpi li hanno trovati ieri mattina i poliziotti macedoni ma la tragedia non ha fermato le migliaia di profughi ammassati da settimane in condizioni disastrose nel campo di Idomeni, qualche decina di metri dalla doppia recinzione voluta da Skopje. E ieri mattina a centinaia hanno ritentato la fuga, questa volta attraverso un torrente più piccolo, chiamato Crna Reka, e meno gonfio d’acqua. Hanno teso una corda alla quale si sono aggrappati, i bambini più piccoli in braccio, vecchi e donne tenuti per mano. C’è anche chi ha attraversato portando in spalla un passeggino. Pochi metri percorsi nell’acqua alta fino al ginocchio con la corrente che scorre veloce tra le gambe e rischia di farti cadere prima di arrivare sull’altra sponda.
La fuga è riuscita fino a quando i poliziotti macedoni non si sono accorti di quanto stava accadendo. Poi un migliaio di uomini, donne e bambini sono stati fermati e portati al vicino villaggio di Moine prima di essere rispediti in Grecia. Con loro, fermati con l’accusa di essere entrati illegalmente in Macedonia, anche qualche decina di giornalisti che avevano seguito i migranti nel loro tentativo attraverso il fiume.
Che non sarebbe stata certo una doppia rete metallica sovrastata da filo spinato a fermarli i migranti di Idomeni lo avevano sempre detto. Il tentativo di ieri, frutto più della disperazione che di una vera convinzione di farcela, è nato dopo che domenica è stato diffuso nel campo un volantino scritto in arabo e con allegata una mappa con le indicazioni su come fare e dove recarsi per superare la frontiera.

15desk volantino migranti idomeni fotogiulia

I tre morti di ieri, ai quali si devono aggiungere altri otto dispersi nell’ennesimo naufragio nel mar Egeo, arrivano quando mancano solo tre giorni all’ennesimo vertice che un’Unione europea sempre più manifestamente incapace ha indetto nella speranza di risolvere le crisi nei migranti. Vertice che dovrebbe sancire un a dir poco discutibile accordo con la Turchia per fermare la marea di disperati in fuga dalla guerra e contro il quale anche ieri si sono pronunciati sia l’alto commissario Onu per i diritti umani che il Consiglio d’Europa. Entrambi sottolineando la violazione del diritto internazionale rappresentata dalle espulsioni in massa di profughi che l’Ue si prepara a fare in collaborazione con Ankara. «Il pre-accordo con la Turchia è legale», ha messo ieri le mani avanti il primo portavoce della commissione europea, Margaritis Schinas, evidentemente consapevole delle critiche che a livello internazionale stanno piovendo sulla trattativa in corso. In vista del vertice di giovedì e venerdì prossimi ieri a Bruxelles è stata fatta circolare la bozza di un documento non ufficiale in cui si afferma che i trasferimenti forzati verso la Turchia rappresentano una «misura temporanea e straordinaria». Il documento prosegue spiegando che i migranti saranno identificati sulle isole greche e le richieste di asilo esaminate dalle autorità di Atene. «I migranti che non richiedono asilo o la cui richiesta sarà dichiarata inammissibile», saranno rimandati in Turchia. La priorità verrà data a quanti non saranno entrati nell’Ue in maniera irregolare.C’è anche – e non poteva essere altrimenti – una parte riguardante i soldi che Bruxelles darà ad Ankara per convincerla a fare il suo lavoro di guardiano delle frontiere. Oltre ai 3 miliardi di euro già stanziati, e per i quali c’è un impegno ad «accelerare» i tempi, nel documento si parla genericamente di «miliardi aggiuntivi» da destinare al fondo della Turchia per i profughi (Ankara nei ha chiesti altri 3). Soldi ai quali si deve aggiungere la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e l’impegno ad accelerare il processo di adesione all’Unione europea. Nel documento non ci sarebbe invece neanche una parola sulle garanzie che Ankara dovrebbe pure offrire di rispetto dei diritti umani dei profughi.



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