Lavorare gratis al Viminale: ora c’è il bando

ROMA Il bando è del 9 marzo, protocollo numero 0002133. Il Viminale ha avviato una “procedura comparativa per il conferimento a titolo gratuito di un incarico di prestazione di lavoro autonomo occasionale”. Oggetto: serve un giornalista, di comprovata esperienza e english fluency che si occupi “dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo”. (ecco il testo)
Ci si prepara all’afflusso dei profughi siriani dall’Albania diretti in Puglia? Non basta il personale già assunto, peraltro capace e sul pezzo? Serve un altro professionista della comunicazione – ufficio stampa o giornalista. Che lavori gratis.
La condizione è scritta, in neretto, al fatale articolo 5, intitolato “compenso”. “L’incarico dovrà essere svolto a titolo assolutamente gratuito”. Una sola eccezione: le missioni o trasferte. In quel caso è previsto un rimborso spese per viaggio, soggiorno e vitto. Rimborsi parametrati al personale della carriera prefettizia. E certo, i casi potrebbero essercene tanti. Ma restano, secondo il bando, un’eccezione.
Il 9 marzo il Viminale sembra avere la nuova onda della pubblica amministrazione: il lavoro gratis. Casi come questi li abbiamo raccontati nei beni culturali (qui e qui), ma l’amministrazione ha giocato sul confine tra lavoro e formazione, tra l’essere studente a vita e l’essere in tirocinio. Un modo per mascherare il precariato, aggirare il blocco del turn-over, compensare i pensionamenti con il lavoro svolto da forza-lavoro non pagata che garantisce un ricambio costante. Uno dei modi per mettere insieme una parvenza di un reddito è collezionare gli scontrini del bar. Accadeva alla biblioteca nazionale di Roma.
Il meccanismo è dilagante: andando a memoria, il primo accordo – per di più con valore di precendente per il diritto del lavoro – è quello del 23 luglio 2013 sui 18500 volontari all’Expo, siglato dall’attuale candidato a sindaco per il Pd a Milano, Giuseppe Sala e i sindacati Cgil,Cisl e Uil. Volontari, e non soggetti in formazione. A cui è stata data un’occasione di “visibilità”. Erano i dannati dell’evento.
Ci furono polemiche a non finire. E poi lapsus rivelatori, poi ritrattati, peggiorando la situazione (il caso Jovanotti). E ancora: posizioni critiche e scelte di rotttura (Frankie Hi-Nrg). Come si diceva una volta: il paese si è diviso.
In questa recente tradizione il bando del ministero dell’Interno rappresenta una discontinuità. Si cerca un professionista con “esperienza lavorativa documentabile di almeno 3 anni nel settore della comunicazione e dell’informazione maturata nell’ambito della comunicazione istituzionale presso le pubbliche amministrazioni e/o presso questa amministrazione”. Dunque, si cerca un ufficio stampa professionista che svolge, o ha svolto, tali mansioni anche al Viminale o nelle strutture territoriali.
C’è ancora poco tempo per presentare la domanda. Scade a mezzogiorno di venerdì 18 marzo. Puntuali. La domanda dovrà essere presentata da un lavoratore autonomo a cui si chiede il paradosso di prestare un’opera “occasionale” per la durata di un anno. Occasionale per un anno: sarà una nuova qualifica da proporre allo studio del legislatore italiano per la prossima riforma del lavoro.
Il singolare bando ha già incassato la bocciatura del sindacato dei giornalisti Fnsi. “Dev’essere ritirato immediatamente” sostengono a una sola voce il segretario Raffaele Lorusso, il presidente Giuseppe Giulietti e il presidente della commissione lavoro autonomo Mattia Motta.
Al di là della cronaca il bando ha fatto emergere il lavoro gratuito dilagante anche nella professione di giornalista. Il Viminale gli ha scattato una foto e l’ha ufficializzato. E, ormai, è storia.
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