L’allarme del Viminale sulla Libia “Con la rotta balcanica chiusa 200mila profughi pronti a partire”
«La chiusura dei Balcani è una beffa per l’Italia. Ora la Libia torna a fare paura». Al Viminale non nascondono la preoccupazione. I numeri sono lì a dimostrarlo. Negli ultimi quattro giorni, oltre 4mila profughi sono stati messi in salvo nel Mediterraneo centrale da navi italiane, tedesche e libiche. La chiusura di una rotta rischia di aprirne un’altra: «Da qui a luglio — avvertono fonti dell’intelligence tedesca — si rischiano 200mila partenze dalla Libia». L’allarme ha il volto di sei profughi siriani sbarcati giovedì scorso a Messina: partiti dalla Libia, potrebbero essere l’avanguardia di un nuovo esercito di disperati pronto a imbarcarsi per l’Italia.
L’APERTURA DELLA ROTTA LIBICA
In Italia proseguono gli sbarchi. Nel 2016 (dati del Viminale aggiornati a ieri) il numero delle persone arrivate via mare ha toccato quota 12.623: ben il 36% in più rispetto allo stesso periodo del 2015. Di questi, oltre 9.500 sono partiti dalla Libia. In gran parte provengono da Nigeria (1.767), Gambia (1.463), Senegal. Insomma flussi tradizionali dall’Africa, indipendenti dalla chiusura della rotta balcanica. Ma qualcosa sta cambiando. «Giovedì il nostro personale ha incontrato a Messina sei siriani partiti dalla Libia — racconta Carlotta Sami, portavoce per il Sud Europa dell’Unhcr — Ci hanno spiegato di essere entrati dall’Algeria per aggirare le altre frontiere chiuse». Basti pensare che la via balcanica nel 2015 ha portato nel cuore dell’Europa 860mila migranti. «Ora la sua chiusura — conferma Sami — rischia di far riesplodere la rotta via mare Libia-Italia». E non c’è solo l’allarme dell’intelligence tedesca. Anche l’Alta rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, (come ha rivelato il sito Politico), in una lettera ai ministri degli Esteri Ue, ha avvertito che «l’incerta situazione in Libia» potrebbe tradursi nell’arrivo di 450mila profughi in Europa.
LA NUOVA REGIA DEGLI SBARCHI
Stando a fonti della flotta Ue impegnata nel Mediterraneo, le partenze degli ultimi giorni sembrano avere una regia centralizzata. Si parte su gommoni sostanzialmente identici e dalle stesse zone della costa libica. Il motivo è semplice: ormai si viene intercettati subito fuori dalle acque internazionali e agli scafisti non conviene correre il rischio di perdere un barcone. La nuova ondata di sbarchi sfrutta le buone condizioni meteo, ma il fatto che ci sia una sorta di regia non permette di escludere che i “signorotti” libici tentino così anche di esercitare una pressione contro un eventuale intervento militare europeo in Libia. E poi il traffico di migranti resta un’attività redditizia. «Nel canale di Sicilia — conferma il comandante Filippo Marini, portavoce della Guardia costiera italiana — le unità navali hanno salvato 3.130 persone negli ultimi tre giorni. Nelle operazioni di soccorso vengono impegnati anche mercantili italiani e stranieri dirottati dalla centrale operativa della Guardia costiera di Roma del ministero delle Infrastrutture». I rischi che si corrono su questa rotta sono altissimi: «Nel Mediterraneo centrale — conferma Marini — intercettiamo qualche barcone fatiscente prossimo al cedimento strutturale e tanti gommoni a tubolare unico, dove basta una foratura per andare a picco».
LA GUERRA AGLI SCAFISTI
L’allarme Libia è stato ieri al centro del vertice tra la Mogherini e i leader italiano, francese, tedesco, maltese, spagnolo e britannico. Il risultato? La missione militare Eunavfor Med deve passare dalla fase 2A a quella 2B, pena il fallimento. L’ultima fase prevede interventi non più solo in acque internazionali, ma anche sulle coste e nelle acque territoriali libiche per fermare gli scafisti già in porto. Per farlo, però, occorre avere il consenso delle autorità locali. E questo ancora manca.
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