Il clochard che ama Montalbano Camilleri: “Gli regalo i miei libri”
MILANO SAREBBE un bellissimo titolo per un libro: «Il clochard che leggeva i romanzi di Camilleri». Ma questa non è una storia inventata. Il senza tetto che ama le avventure del commissario Montalbano esiste davvero. Vive su un foglio di cartone, avvolto in un sacco a pelo, sotto un portico nel centro di Milano, a due passi dal Duomo. Lo salutano i tanti che frequentano il vicino cinema Arlecchino. Persone che conoscono la sua passione per la lettura e gli regalano continuamente nuovi volumi, perché riempia le sue notti solitarie.
Il clochard di via San Pietro all’Orto ha il diploma di terza media, ma in strada ha scoperto la gioia di leggere. «Qualche tempo fa, ho trovato su un marciapiede un libro di Camilleri — racconta mentre chiude il volume che ha in mano, illuminato dalla luce della vetrina davanti a cui si sdraia ogni sera — Non lo conoscevo come autore. Anzi, prima di quel giorno non avevo mai letto un libro tutto intero. Ho cominciato a darci un’occhiata. La storia mi ha preso subito. E da allora non mi sono più fermato. Ne leggo almeno uno al giorno. Il tempo non mi manca ».
Il clochard si chiama Walter e ha 53 anni. Una bella faccia segnata dal tempo, un maglione di lana a righe colorate, la barba di qualche giorno e due occhi attenti, che inchiodano chi si avvicina senza motivo. Non parla volentieri con gli estranei, soprattutto perché è molto preso dalla lettura. Ma qualche parola la concede: «Facevo il barista, mi hanno licenziato, poi mi sono separato. E così da tre anni vivo in questo posto. Mi trovo abbastanza bene, la gente mi conosce e mi porta da leggere ».
Si lascia fare una foto, senza staccare gli occhi dalla pagina, regalando giusto qualche altro piccolo frammento di vita. «Certo che ce l’avevo, la casa. Fino a tre anni fa. Ma ho avuto i miei problemi. E se rimani senza lavoro e poi senza famiglia, il percorso è segnato. La strada ora è casa mia. Ci sto più o meno bene. Non ho bisogno di molto, io. Non ho grandi pretese».
Si vede che al signor Walter non interessa farsi nuovi amici. Ma la sua immagine messa su Twitter con l’hashtag Camilleri, attira l’attenzione dell’agenzia letteraria che segue l’inventore della serie ambientata a Vigata e di mille altri successi. Il grande scrittore siciliano non segue certo Twitter, ma la sua agente gli parla di questo senza tetto che a Milano divora i suoi romanzi.
Camilleri, che di pubblicità e di rumore attorno ne vorrebbe il meno possibile, sorride. Poi dice una frase. «Mi hanno raccontato di una foto che mostra un clochard che legge un mio romanzo. Spesso mi chiedono a cosa serve la letteratura. Ecco questo è un bellissimo esempio. Serve, almeno per un momento, a far dimenticare il mondo che sta attorno, e a trasportarti in un’altra dimensione ».
A mille chilometri di distanza, il clochard ancora non sa niente, non immagina che attraverso una foto si sia messa in moto una catena di idee sul suo conto. L’agenzia letteraria parla con la casa editrice, pensano a come fare per far avere a quel senza tetto altri libri della collana blu. Anche Antonio Sellerio aveva notato il tweet: «Appena lo abbiamo visto, mi sono emozionato — dice l’editore — Ci siamo chiesti come metterci in contatto con il ragazzo ritratto nel post. Grazie per avercelo fatto conoscere e per la disponibilità che ci ha dato per fargli avere altri nostri libri».
A questo punto, l’uomo che legge sul marciapiede viene informato di quel che è successo nell’arco di un giorno. Sorride anche lui. Per un secondo mette giù il nuovo libro che ha iniziato: «Camilleri vuole regalare dei libri a me? — chiede sorpreso — Mi sembra una bellissima cosa. Ma è vero? Proprio a me? si stupisce – Il problema è che io non ho casa, quindi leggo volentieri. Ma quando ho finito, li devo lasciare in giro. Non ho certo posto per tenerli. Ma così almeno, qualcun altro avrà lo stesso piacere che ho avuto io».
Detto questo, il vagabondo si immerge di nuovo nelle pagine, come se entrasse in un suo mondo protetto, come se quelle fossero le pareti di casa sua. Fuori è buio e fa freddo, ma Walter non ci fa caso. Di fianco a lui c’è un altro senza dimora, con un cane biondo al guinzaglio, un cartone di vino rosso e nessun libro per le mani. «Guardi, qui si sta bene. È sicuro, non mi disturba nessuno. Vengono quelli del Comune a portarmi coperte e cose calde da bere», insiste Walter, liquidando chi va avanti a fargli domande.
E se gli si parla del dormitorio pubblico, allora sì, che si irrigidisce. «Io in quella gabbia di matti? Non scherziamo. Io sto bene per strada. Libero, senza orari, i miei libri da leggere. Senza nessuno che mi spegne la luce quando mi mancano poche pagine per finire una storia ».
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