Kamikaze a Istanbul nella via dello shopping Cinque vittime. “È l’Is”

by MARCO ANSALDO, la Repubblica | 20 Marzo 2016 16:45

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ISTIKLAL CADDESI, via dell’Indipendenza, a Istanbul, la conoscono tutti i turisti. È la strada dove passa il tramvai rosso, quella che porta al quartiere di Galata. È qui che la gente passeggia, si siede al ristorante, fa acquisti. Ed è qui che ieri mattina è avvenuto il nuovo attentato kamikaze in Turchia. Dopo la bomba nella piazza storica di Sultanahmet, dopo i curdi alla stazione di Ankara, dopo l’attacco terroristico la scorsa settimana nella principale via di scorrimento della capitale turca. Una lunga scia di sangue che fa aggiungere alla lista altri 5 morti oltre all’attentatore: due americani, due israeliani e un iraniano. Una quarantina i feriti, tra cui undici israeliani, due irlandesi, un tedesco, un islandese, un iraniano e un cittadino degli Emirati Arabi, oltre a due bimbe turche di 7 anni e 2 anni, l’ultima grave. Subito l’autorità radiotelevisiva ha imposto una censura sulla trasmissione di immagini dalla zona..

L’ennesima strage di turisti stranieri. Che arriva dopo gli allarmi lanciati dalle ambasciate di Stati Uniti e Germania, con l’immediata chiusura di sedi diplomatiche e scuole tedesche. Per il giornale filogovernativo
Karar l’attentatore apparteneva al cosiddetto Califfato Islamico. Le indagini chiariranno se l’attacco sia stato effettivamente pianificato dai jihadisti, o dovuto piuttosto alla guerra interna tra esercito e guerriglieri curdi. Quello che è chiaro è che la Turchia sta diventando un terreno minato. Ovunque. Tanto nelle grandi città dell’ovest turco quanto nelle piccole del sud est curdo, dove i militari a caccia dei ribelli pattugliano le strade e la popolazione è in fuga. A Istanbul, dopo i 12 turisti tedeschi saltati in aria a gennaio tra la Moschea Blu e Santa Sofia, ieri è toccato a Iran e Israele piangere i morti. Il premier Benjamin Netanyahu non ha escluso un attacco mirato contro i propri cittadini. Dopo l’esplosione, uno sgradevole tweet di un’appartenente al partito conservatore di ispirazione musulmana, oggi al potere in Turchia, ha destato scalpore: «Magari gli israeliani feriti fossero tutti morti ». Il messaggio è stato cancellato e poi condannato da una responsabile della sezione femminile del gruppo: «Le parole sui social di un membro della nostra organizzazione non riflettono assolutamente l’opinione del partito». Il commento era subito rimbalzato sui media israeliani, e la formazione del presidente Tayyip Erdogan ha assicurato indagini e procedure per espellere l’autrice del
tweet.
Il kamikaze si era fatto esplodere pochi minuti prima delle 11, vicino a un centro commerciale. Su Istiklal Caddesi, a quell’ora, il sabato mattina c’è ancora poca gente. L’attacco, ancora senza rivendicazioni, è avvenuto probabilmente prima di quanto programmato, forse perché l’attentatore pensava di essere fermato dalla polizia. Si fosse fatto saltare in aria un paio d’ore dopo, la strage sarebbe stata devastante.
«Condanno gli assassini — ha commentato il primo ministro Ahmet Davutoglu, rientrato ad Ankara la sera prima dopo l’accordo sui profughi raggiunto a Bruxelles tra Unione Europea e Turchia — hanno commesso questo attacco atroce che prende di mira direttamente le persone in modo indiscriminato. Oltre ai traditori che li hanno aiutati e istigati a compiere questo atto inumano».
Il fatto è che la Turchia sembra ripiombata nel caos degli anni Novanta, con attacchi quotidiani e la sensazione che il lavoro di intelligence non riesca a contenerli. Domani comincia il Newroz, il capodanno curdo, celebrato con feste e fuochi in tutte le città del sud est. L’allarme è altissimo, dopo la ripresa della guerra. Le celebrazioni sono vietate in quasi tutto il paese, e culmineranno a Diyarbakir, il centro più grande della regione, dove il confronto fra esercito e attivisti curdi è al livello massimo. Laggiù ieri la polizia ha trovato un’auto con a bordo 150 kg di esplosivo, pronta per una nuova strage.
Tutte le ambasciate occidentali invitano i propri concittadini alla prudenza. Gli Stati Uniti avvertono i residenti nel paese della «minaccia crescente di attentati.
La Farnesinaha pubblicato un comunicato in cui si raccomandano «misure di cautela, limitando sin d’ora, per quanto possibile, gli spostamenti ed evitando luoghi sensibili e a elevata frequentazione ».
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