La rivolta dei corrieri Ups: “Contratto per tutti”
L’unione fa la forza, e questo i lavoratori di Ups lo sanno bene: da qualche mese gli autisti e i magazzinieri che lavorano per il colosso delle consegne statunitense – la gran parte in appalto attraverso altre ditte e cooperative – si sono mobilitati per ottenere la piena applicazione del contratto nazionale. E dopo una serie di assemblee e proteste venerdì scorso a Roma è stato siglato un verbale che mette nero su bianco gli impegni presi dalla multinazionale nei confronti degli addetti, mentre in una serie di tavoli nelle prossime settimane si cercherà di firmare un accordo generale e più dettagliato. Il problema riguarda i lavoratori terziarizzati, circa 1500 persone a fronte dei mille dipendenti: perché le cooperative spesso aggirano il contratto, impongono più ore di lavoro senza pagare gli straordinari, riconoscere i livelli corretti, le ferie e la malattia.
Un episodio “simbolo” ce lo racconta Maurizio Paolucci, delegato della Uiltrasporti, corriere a Roma: «Qualche mese fa in una cooperativa del milanese un nostro collega che aveva protestato per rivendicare i propri diritti è stato licenziato, e insieme a lui altri due lavoratori. Qualche giorno dopo, mentre volantinava davanti alla sua ex impresa, due dirigenti lo hanno spintonato e gli hanno dato dei calci: ha già vinto la causa di lavoro e un risarcimento, ora è in attesa della sentenza del processo civile per le botte che ha preso».
È molto probabile che Ups non conosca o non venga mai a sapere tutto quello che capita nelle cooperative in appalto, ma la vertenza è appunto stata messa in piedi da tanti delegati su tutto il territorio nazionale per responsabilizzare l’azienda committente rispetto alla filiera degli appalti. E pretendere che in tutti i livelli, a mansioni e lavoro uguale, corrispondano paghe e diritti uguali. Le Rsu di Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, insieme a lavoratori dei Cobas, si sono messi insieme – nell’Associazione Primo Maggio – e hanno sollecitato le segreterie a mobilitarsi. In vista del prossimo incontro con Ups – lunedì 14 marzo a Roma – i delegati hanno chiesto quindi a Cgil, Cisl e Uil che sabato 12 si tenga un’assemblea nazionale a Firenze.
«È importante che la mobilitazione sia partita dal basso, dai delegati – spiega Antonio Forlano, dipendente Ups e Rsu Filt Cgil – Abbiamo ottenuto un risultato storico, arrivare a contrattare con la multinazionale per tutti i lavoratori: non solo i dipendenti, ma anche gli indiretti. E non solo gli autisti: vogliamo tenere dentro tutte le figure coinvolte nella filiera, come ad esempio i magazzinieri».
Il verbale firmato da Ups e Cgil, Cisl e Uil dopo l’incontro di venerdì scorso contiene infatti conquiste importanti, da consolidare, e insieme una serie di richieste per cui il sindacato si batterà nei prossimi tavoli.
Nel verbale Ups si impegna a «garantire l’applicazione del contratto nazionale Logistica, Trasporto e Spedizione in tutti i propri ambiti lavorativi», a «intrattenere rapporti commerciali con imprese nel pieno rispetto del contratto» ed eventualmente ad «avvalersi del diritto di rescissione rispetto a fornitori non adempienti». Inoltre, si impegna a «promuovere percorsi per una progressiva riduzione della filiera delle attività terziarizzate, giungendo a un solo passaggio di affidamento», oltre a perseguire gli obiettivi di «legalità e trasparenza di tutte le società terze».
È ovvio che questi impegni, per quanto importanti nei principi, rischiano di rimanere astratti. Ecco che quindi il sindacato ha fissato una piattaforma di richieste che tende a concretizzare: 1) «L’autista dovrà essere inquadrato contrattualmente al livello 3S (super)». Diverse ditte e cooperative in appalto, per risparmiare, infatti lo sottoinquadrano: imponendogli un 4F o un 4J, ad esempio.
Richiesta 2) «Elementi quali il Ticket, l’indennità di trasferta Art. 62, il pagamento di malattia e infortunio come da Art. 63, indennità cassa e reperibilità dovranno essere elementi consolidati e trovare applicazione per i lavoratori addetti alla distribuzione».
Richiesta 3) «In merito all’orario di lavoro, lo stesso dovrà essere considerato ordinario fino al termine di 39 ore settimanali per il personale viaggiante continuativo, con il pieno riconoscimento economico delle ore eccedenti come straordinario con le relative maggiorazioni contrattuali». Infine 4) I sindacati «intendono inserire nel confronto tra le parti il trattamento contrattuale dei lavoratori addetti alla movimentazione delle merci».
Dopo quello del 14 marzo, sono previsti altri due incontri il 29 marzo e il 14 aprile.
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