Smantellato il Ghetto di Rignano, operazione contro i caporali

Smantellato il Ghetto di Rignano, operazione contro i caporali

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Sono arrivati alle prime ore del giorno, a decine, per eseguire un decreto di sequestro probatorio con facoltà d’uso, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, «per fare luce su possibili dinamiche criminali poste in essere nel campo, per quanto riguarda i reati di competenza della Dda». A eseguire il mandato gli agenti della questura di Foggia, che con il supporto di carabinieri e del corpo forestale dello Stato hanno caricato sui pullman 240 lavoratori stagionali, sugli 800 presenti attualmente, che risiedono abitualmente nel famoso «Gran Ghetto» di Rignano Garganico, che durante l’estate per la raccolta dei pomodori arriva a “ospitare” quasi 1500 persone.

Il Gran Ghetto di Rignano Garganico, in provincia di Foggia, esiste da oltre dieci anni e copre un’area dove un tempo erano presenti una decina di vecchie masserie in muratura abbandonate e costruzioni improvvisate in lamiera, cartone e assi di legno, sparse nel mezzo della campagna di Rignano Scalo, ai piedi del Gargano. Centinaia di baracche ammassate senza luce, acqua e gas, dove auto abbandonate sono adibite a cassonetti della spazzatura. Dove polvere e fango fanno da contorno alla quotidianità dei “residenti” a seconda delle stagioni. Dove migliaia di persone, da anni e anni, vengono sfruttate dai caporali nei campi nell’indifferenza generale, se non fosse per le associazioni di volontari, le dure battaglie dei sindacati come la Flai Cgil Puglia, o a Radio Ghetto Voci Libere, un’esperienza di comunicazione partecipata, che dal 2012 tenta di dar voce ai braccianti sfruttati nelle campagne pugliesi, specie del foggiano.

Inizialmente si pensava che il sequestro fosse correlato all’incendio che nella notte del 15 febbraio scorso aveva distrutto, anche grazie al forte vento, gran parte delle baracche di cartone e legno: un evento sul quale le indagini sono ancora in corso e dove non è chiaro se l’origine sia dolosa o da addebitare al cortocircuito di una stufa. Nel quale gli abitanti hanno perso quel poco che avevano: documenti, abbigliamento e viveri.

Subito dopo i sindacati, Cgil, Cisl e Uil di Foggia, erano tornati a chiedere con forza alla Regione Puglia e al governatore Michele Emiliano un intervento risolutivo e definitivo, «per cancellare dal territorio regionale pugliese una vergogna che ne pregiudica l’immagine, a livello nazionale ed internazionale, ma soprattutto per garantire alle persone un sistema di accoglienza organizzata degno di un Paese civile».

In realtà, l’intervento della Dda, è da collegare in particolare alle indagini in corso da mesi sullo sfruttamento dei lavoratori stagionali da parte dei caporali e delle aziende agricole del territorio e su possibili dinamiche criminali poste in essere nel campo. Quella del foggiano è da sempre una delle zone più colpite dal caporalato: basti pensare che oltre a quello di Rignano, ci sono il «Ghetto Ghana House» a Cerignola, il «Ghetto dei bulgari», nei pressi di Borgo Mezzanone, e l’insediamento presso la pista dell’ex aeroporto militare attiguo al Cara di Borgo Mezzanone. Luoghi dove diverse decine di abitanti del ghetto di Rignano si sono già spostati per trovare un nuovo alloggio.

In tutto sono 55 ghetti i pugliesi: 40 quelli più numerosi dove vi sono oltre 100 “ospiti”. Sono invece almeno 50 mila i lavoratori a nero nelle campagne pugliesi. La scorsa estate sono stati ben 4 le morti nelle campagne pugliesi: i decessi sono avvenuti tra le campagne dei Salento, del Barese e del Potentino, durante l’orario di lavoro.



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