“Se mi rimandano in Turchia sono pronto ad uccidermi”

by PAOLO G. BRERA, la Repubblica | 4 Aprile 2016 17:52

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MITILENE (ISOLA DI LESBO) «Mi chiamo Rizwan Mamoud, sono pachistano e mi ucciderò, se l’Europa non mi aiuta. Tenteranno di rimandarci in Turchia? Mi butterò in mare, e morirò a 22 anni. Raggiungerò mio fratello: lui ne aveva 16, me l’hanno ucciso davanti agli occhi durante il viaggio».

L’accampamento spontaneo sotto il castello di Mitilene, gestito dai volontari di No border kitchen, è l’unico rimasto aperto in tutta l’isola di Lesbo: gli altri sono stati svuotati, e i profughi che ogni giorno sbarcano sull’isola greca di fronte alla Turchia finiscono dritti nel grande hot spot di Moria, sul monte alle spalle di Mitilene, circondato da reti e filo spinato. Da lì, stamattina, dovrebbe iniziare il primo rimpatrio previsto dall’accordo tra la Turchia e l’Europa: due navi affittate da Frontex sono pronte in porto, ma c’è confusione e incertezza. Si teme una rivolta drammatica. «Toccate qui. Sentite quant’è fine questa plastica nera? È con questo gommone spiaggiato a brandelli che sono sbarcato in Grecia con gli occhi ancora gonfi di lacrime per mio fratello Usman».

Cosa gli è successo?

«Gli hanno sparato i banditi iraniani. Cercavamo di raggiungere il confine con la Turchia, il 6 febbraio ci hanno assaltato di notte sui monti Maku. Eravamo in 150, loro sono spuntati all’improvviso e hanno iniziato a sparare in aria. Ci hanno fatto mettere in fila, mio fratello era il primo. Uomini terribili. Uno di loro si è avvicinato, ha cominciato a schiaffeggiarlo dicendogli di consegnare tutto, soldi e cellulare».

Non lo ha fatto?

«Aveva in tasca 15 lire turche: spiccioli. Ha allargato le mani per fare segno che non aveva nulla, e quello gli ha puntato la pistola al petto e lo ha ammazzato ».

Vi hanno portato via tutto?

«Gli zaini coi vestiti, i soldi, i telefonini… Ecco il portafogli vuoto. L’unica cosa che mi interessava era il corpo di mio fratello, ma mi hanno preso a calci mentre mi inginocchiavo per sollevarlo. “Sparisci”, urlavano. Mi hanno trascinato via gli altri”.

Come avete fatto a raggiungere l’isola di Lesbo? La tariffa dei trafficanti è di 600 euro…

«Prima di partire, in Pakistan, avevamo pagato il viaggio agli “agenti” che organizzano tutto. Ci hanno fatto salire in questo un sacco di plastica che era un gommone. Ecco, ci accucciamo come abbiamo fatto quella notte; ma eravamo in 65, a bordo. Gli ultimi non volevano salire, i trafficanti li hanno spinti a sberle. Per fortuna non si è ribaltato. Sa quanta gente ho visto affogare qui davanti, a Lesbo?».

Perché avete lasciato il Pakistan?

«A Sialkot, nel Punjab, la vita è impossibile. Avete visto come hanno massacrato i bambini nel parco a Lahore? Fuggivamo per vivere in pace. Mio padre e mia madre hanno venduto casa per mandare me e mio fratello in Europa. Non li chiamo, non ho il coraggio di dire loro che Usman è morto, che hanno venduto casa per niente, e non riavranno il corpo. Capite perché io, e tanti altri come me, siamo pronti a ucciderci, se ci rimanderete in Turchia?».

 

 

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