Regeni, ultimatum all’Egitto Il Cairo: così complicate tutto

by TOMMASO CIRIACO, la Repubblica | 6 Aprile 2016 9:41

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Adesso l’Italia alza il tiro sul caso del brutale omicidio di Giulio Regeni: «Se non ci sarà un cambio di marcia – scandisce in Parlamento il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – il governo è pronto a reagire adottando misure immediate e proporzionate». Il capo della Farnesina mette sul tavolo ritorsioni diplomatiche e commerciali, insomma. E rafforza l’affondo con una promessa: «Per ragioni di Stato non permetteremo che venga calpestata la dignità dell’Italia». Parole che fanno infuriare il Cairo, infiammando la vigilia già tesa della missione degli inquirenti egiziani a Roma. Già oggi atterreranno nella Capitale, pronti a incontrare tra giovedi e venerdì il procuratore Giuseppe Pignatone.

In Senato prima, alla Camera poi, Gentiloni mette in fila concetti poco diplomatici. «Il dossier inviato in Italia ai primi di marzo era carente – accusa il ministro nelle sedi istituzionali – e mancava dei dati relativi al traffico del telefono di Regeni e al video della metropolitana del Cairo». Da qui la richiesta di chiarezza, scandita in modo ruvido: «È per ragione di Stato che pretendiamo la verità, è per ragione di Stato che non accetteremo una verità fabbricata ad arte. Ora è importante che il Parlamento faccia sentire la sua voce unitaria». Più tardi, sui social network, interviene anche il premier Matteo Renzi: «La dignità della famiglia Regeni ha dato una gigantesca lezione al mondo. Noi ci fermeremo solo davanti alla verità vera. Pensiamo e speriamo che l’Egitto possa collaborare con i nostri magistrati ».

L’appuntamento decisivo si terrà dunque a Roma, teatro dei briefing tra la delegazione egiziana e Pignatone. «E potrebbero essere incontri decisivi per le indagini », auspica Gentiloni. Resta però, palpabile, la tensione tra i due Paesi. «Ci asteniamo dal commentare le dichiarazioni di Gentiloni – fanno sapere dal ministero degli esteri egiziano – che complicano ancora di più la situazione». Poco dopo tocca direttamente al presidente Al Sisi raffreddare gli animi dei diplomatici. Prima rassicurando Roma sulla «determinazione dell’Egitto a continuare la piena cooperazione con assoluta trasparenza », poi esprimendo fiducia sul fatto che le parti saranno capaci di «trattare con saggezza questi incidenti individuali e di superarli senza impatti negativi ».

 

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