Il giorno dopo il vertice è quello della tensione. Ufficializzata dalla telefonata che il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha fatto a Paolo Gentiloni attaccando di fatto i magistrati italiani.
«Abbiamo espresso — dice infatti il Cairo in una nota — la nostra irritazione per l’orientamento politico che l’Italia comincia a prendere trattando il dossier».
Regeni, sfida dell’Egitto “I tabulati sono segreti i pm non li avranno mai”
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ROMA L’Italia ci riprova: una rogatoria per ottenere i tabulati negati. Ma, per evitare equivoci, in una conferenza stampa, dal Cairo il procuratore generale aggiunto egiziano Mostafa Soliman, spiega come non ci sono margini di trattativa: «Consegnarli — dice — sarebbe contro la Costituzione e le legge vigenti egiziane», non spiegando però il perché la stessa legge abbia permesso la consegna dei tabulati dei tre amici di Giulio.
Orientamento politico, dicono. Forse perché sanno che la strada imboccata sembra essere senza ritorno. La procura di Roma (che ha un fascicolo aperto per omicidio visto che in Italia il reato di tortura non esiste) ha confermato ieri che «nulla si lascerà intentato» ricordando soprattutto come «l’analisi del traffico telefonico, anche quello delle celle, è uno strumento investigativo ampiamente utilizzato in tutti i Paesi democratici, anche quelli la cui legislazione è più attenta alla privacy». Ma soprattutto restano senza risposte troppe domande (eppure gli egiziani ieri hanno sostenuto di aver risposto al 98% delle richieste italiane) a partire da come siano finiti i documenti di Giulio in casa di una delle cinque persone ammazzate durante un conflitto a fuoco con la Polizia. I parenti di due di loro avevano raccontato, in un’intervista al sito DotMisr, che non erano stati uccisi nel corso di una sparatoria ma prelevati da casa. E ieri sono stati arrestati per calunnia.
«Quella del richiamo dell’ambasciatore — ha spiegato ieri Gentiloni — è una misura immediata» in seguito alle risposte insoddisfacenti dell’Egitto. «Ma adotteremo misure immediate e proporzionali. Questo ci siamo impegnati a fare e questo faremo».
Significa che il prossimo passo potrebbe essere l’inserimento dell’Egitto nell’elenco dei paesi a rischio.
( g. f.)
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