Macedonia, lacrimogeni sui migranti

by Andrea Nicastro, Corriere della Sera | 11 Aprile 2016 8:46

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ATENE Sono tanti. C’è chi dice 11mila, chi anche 15mila. E stanno capendo che il numero è l’unica forza che gli è rimasta. Sono gli imbottigliati di Idomeni e ieri mattina non hanno neppure gridato i soliti slogan («Merkel aiutaci tu» oppure «Germania, vogliamo solo andare la Germania»), ma hanno direttamente attaccato la rete di frontiera tra Grecia e Macedonia.

Lo scopo era riaprirsi da soli quella rotta balcanica verso Nord che l’Europa ha chiuso da un mese. In mezzo migliaio hanno cercato di penetrare tra le matasse di filo spinato che proteggono la barriera. Avevano lunghi pali, stracci sulle mani e qualche cesoia per tagliare la rete. Non è bastato.

Una pioggia di lacrimogeni è caduta tra i profughi. Non è bastato. Anzi, qualcuno ha raccolto i candelotti e li ha rilanciati dall’altra parte. A quel punto, secondo alcuni testimoni, la polizia ha cambiato arma e nei caricatori sono andate le pallottole di gomma. Fuoco ad altezza uomo. I 500 hanno indietreggiato, il fronte si è rotto.

Gli agenti ne hanno approfittato per intervenire anche con manganelli e scudi di plexiglas. È il presidio di Médecins sans frontières a fare il bilancio: «200 rifugiati soccorsi per difficoltà respiratorie dovute ai lacrimogeni, 30 feriti dai proiettili di gomma e 30 da altre cause», cioè filo spinato, manganelli e cadute. La somma fa 260, ma la polizia macedone nega di aver usato proiettili di gomma e denuncia tre feriti tra le proprie fila. Atene protesta con Skopje per il «deplorevole uso di agenti chimici, pallottole di gomma e granate stordenti contro una popolazione inerme».

Adesso che i profughi vengono deportati in Turchia; che gli hot spot voluti dall’Ue sono diventati prigioni da cui si esce solo con un visto d’asilo o con un decreto di espulsione; che solo i siriani hanno una ragionevole speranza di restare in Europa; che pachistani, afghani, iraniani, cingalesi, bengalesi, indiani, africani hanno capito che l’Europa per loro è off limits. Cosa faranno i clandestini non siriani sparsi per tutta la penisola ellenica?

Mentre a Idomeni si sparava, nell’hot spot sull’isola di Lesbo, da dove sono partite le prime deportazioni verso la Turchia, ci sono stati altri tafferugli. Nel grande campo profughi illegale al porto di Atene altrettanto. Sono 50mila in tutta la Grecia. Senza contare i siriani potranno essere 30mila. Tutti confusi e spaventati, ora anche pericolosi per sé e per gli altri.

Andrea Nicastro

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