“Volevamo colpire Parigi durante gli Europei” La rivelazione di Abrini

“Volevamo colpire Parigi durante gli Europei” La rivelazione di Abrini

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PARIGI Volevano colpire ancora la Francia, portando a termine il progetto interrotto con la morte di Abdelhamid Abaaoud. Secondo la procura federale belga, i kamikaze di Bruxelles del 22 marzo sono stati costretti a organizzare un piano B dopo l’arresto di Salah Abdeslam e l’accelerazione delle indagini intorno alla cellula di Molenbeek. Il progetto originale era un nuovo attacco nella capitale francese, probabilmente durante gli Europei, una sorta di bis del 13 novembre a Parigi. Durante la sua breve fuga, Abaaoud si era vantato di voler colpire un asilo e il centro commerciale Quatre Temps nel quartiere della Défense. E così si scopre ora che anche i kamikaze di Bruxelles avevano nel mirino lo stesso luogo della Défense e l’associazione cattolica integralista Civitas. I fratelli El Bakraoui e Najim Laachraoui dovevano probabilmente agire insieme a Reda Kriket, arrestato nella banlieue di Parigi tre settimane fa.

«È la dimostrazione che la minaccia contro la Francia rimane alta», ha commentato ieri il premier francese Manuel Valls a proposito delle nuove rivelazioni. La cattura di Mohammed Abrini, insieme ad altre cinque persone fermate, ha fatto avanzare le indagini ma restano molte zone d’ombra. Abrini ha ammesso di essere “l’uomo con il cappello” presente all’aeroporto di Zaventem insieme ai due kamikaze e precisato che l’attacco a Parigi doveva avvenire durante gli Europei, da metà giugno in poi. E ha anche spiegato che Bruxelles è stata scelta come “ripiego” nella fretta di concludere qualcosa prima che fosse troppo tardi. Gli investigatori prendono con molta cautela le sue prime dichiarazioni. Dopo l’arresto Abdeslam ha mentito spudoratamente per proteggere gli altri membri della cellula in libertà.

Il dubbio che Abrini voglia depistare le indagini esiste. Alcuni dettagli suonano certamente poco credibili, come il famoso cappello «venduto» dopo aver gettato la giacca bianca in un cestino. O la storia raccontata da Assia B., la donna con pesanti precedenti psichiatrici che avrebbe dato rifugio ad Abrini a Anderlecht. Gli interrogativi sono ancora molti. A cominciare dal motivo per cui sia Abrini che Osama Krayem, l’uomo che accompagnava Khalid El Bakraoui nella metropolitana di Bruxelles, si sono salvati. Un fatto che lascia pensare che dovevano condurre un altro attacco, proprio com’è accaduto per Abdeslam, unico sopravvissuto degli attentati del 13 novembre. La cellula potrebbe non essere smantellata. Molte persone sono ancora ricercate, a cominciare dal terzo uomo raccolto da Abdeslam il 3 ottobre a Ulm, in Germania, insieme a Krayem e Amine Choukri, l’uomo arrestato a Molenbeek il 18 marzo. Il timore è che questo misterioso terzo passeggero possa avere la sacca esplosiva che Krayem portava con sé quando lasciò solo il kamikaze della metropolitana, la sacca-bomba che la polizia ha cercato invano a Etterbeek, nel secondo covo della cellula del 22 marzo.



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