Arriva il part time con contributi pagati per i dipendenti vicini alla pensione

by LUISA GRION, la Repubblica | 14 Aprile 2016 12:12

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Uscire dal lavoro in modo soft: dimezzando o quasi le ore di presenza in azienda, guadagnando di meno, ma senza subire penalizzazioni sull’assegno pensionistico che verrà. Arriva il «part time agevolato»: già previsto dalla Legge di Stabilità e messo ora nero su bianco nel decreto attuativo firmato da Giuliano Poletti, ministro del Lavoro. Al via definitivo manca solo la registrazione alla Corte dei Conti, ma l’uscita «pilotata» riguarderà solo la ristretta platea di lavoratori che potrà garantire i requisiti richiesti: secondo le prime stime si tratta di 400 mila persone, ma c’è una forte preclusione sulle donne e in ogni caso, gli stanziamenti previsti dal governo basterebbero per accontentare 20 mila richieste.

CHI NE HA DIRITTO

Le maglie sono strette: possono chiedere il part time agevolato solo i lavoratori del settore privato che raggiungeranno i requisti per la pensione di vecchiaia entro la fine del 2018, che hanno versato almeno venti anni di contributi e che risultano titolari di un contratto a tempo pieno e indeterminato.

VIETATO ALLE DONNE

Per gli uomini il calcolo è facile, per le donne – come ha scoperto la Uil – un po’ meno. Nel 2016 potranno utilizzarlo i maschi con almeno 63 anni e sette mesi di età, quindi quelli nati prima del maggio 1952. Per le donne – che da quest’anno possono andare in pensione con 65 anni e 7 mesi di età – il vantaggio è sostanzialmente precluso. Le nate fino al 1951, infatti, sono già uscite, mentre quelle del 1952 (che compiono 64 anni quest’anno) possono uscire nel 2016 sulla base di una deroga prevista alla legge Fornero. Le donne nate nel 1953 sono già escluse perché raggiungeranno il requisito per la vecchiaia solo nel 2019.

COME FUNZIONA

Per applicarlo c’è bisogno di un accordo fra lavoratore e azienda che preveda un “contratto di lavoro a tempo parziale agevolato”. Va indicata la misura della riduzione di orario (fra il 40 e il 60 per cento). La durata del contratto dovrà esser pari al periodo che manca al lavoratore per arrivare alla pensione di vecchiaia.

BUSTA PAGA E PENSIONE

Se l’orario si dimezza, la busta paga dimagrisce in forma minore. Il lavoratore , infatti, oltre al compenso per le ore lavorate riceverà in busta paga una somma esentasse corrispondente ai contributi previdenziali a carico del datore di lavoro sulla retribuzione per l’orario non lavorato. Lo Stato, dal suo canto, riconosce al lavoratore la contribuzione figurativa corrispondente alla prestazione non effettuata. Di fatti per un part time al 50 per cento ci sarà una busta paga corrispondente al 65 per cento circa dello stipendio, ma grazie ai contributi figurativi la pensione, quando arriverà, risulterà intatta.

LE RISORSE

Per la copertura della contribuzione figurativa, il provvedimento mette in campo 60 milioni di euro per il 2016, 120 milioni per il 2017 e 60 milioni per il 2018. Una volta esaurite le risorse non saranno accolte nuove istanze.

LE CRITICHE

L’uscita soft non piace al sindacato che definisce la misura «un pannicello caldo» destinato a non risolvere i problemi di chi lavora, ne dei giovani disoccupati. Non fornisce l’alternativa richiesta, ovvero la possibilità di smettere di lavorare prima dei 67 anni di età richiesti dalla Foriero. (Tema sul quale è tornato ieri il responsabile del PD assicurando che i lavori per introdurre la flessibilità dal prossimo anno sono in «fase avanzata»). Visto che non è prevista alcuna staffetta generazionale, dicono i sindacati, difficilmente i lavoratori rinunceranno a parte dello stipendio. Secondo l’esperto di previdenza Giuliano Cazzola, inoltre, gli stanziamenti sono insufficienti e il part time in uscita già potrebbe essere oggi sostituito da uno strumento inserito nel Jobs act e scarsamente utilizzato: il contratto di solidarietà espansiva. Più favorevole l’associazione dei dirigenti Mangeritalia, che lo considera positivo per chi gode di uno stipendio medio alto, ma è chiamato ad incarichi pesanti da sopportare una volta superati i 60 anni.

LA REVERSIBILITÀ

Il governo, ha assicurato Poletti, presenterà un emendamento al ddl delega per il contrasto alla povertà per eliminare dal testo qualsiasi riferimento a interventi su prestazioni previdenziali. I sindacati considerano di aver vinto una battaglia.

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