Una nuova visione sulle droghe: Colombia
Dal 19 al 21 aprile 2016 e Nazioni Unite a New York hanno ospitato una sessione speciale dell’Assemblea Generale sulle Droghe (UNGASS). Nonostante sia ormai evidente che molti studiosi, istituzioni e la società civile di tutto il mondo stanno cambiando approccio rispetto a come condurre la lotta alla droga, dalle Nazioni Unite, caratterizzate dai suoi lenti apparati e dal suo essere per natura una struttura che rincorre i fatti, non ci si aspetta che rispondano in maniera adeguata a tali sviluppi. Ma la conclusione dell’assemblea dovrebbe essere quella di riflettere per lo meno l’opinione generalizzata, sulla base di dati chiari pubblicati dopo approfondita ricerca accademica, che la Guerra alla Droga è irrimediabilmente fallita.
L’accordo sul quarto punto dell’Agenda, Soluzione al problema di droghe illecite raggiunto al tavolo dei negoziati di pace tra governo colombiano e la guerriglia delle FARC-EP, è un caso interessante per dimostrare che i tempi forse davvero stanno cambiando.
Nel 2000, durante il processo di pace di El Caguán (un processo di pace interrotto nel 2001), le FARC-EP avevano proposto un Progetto Pilota per la sostituzione delle coltivazioni di coca. Si trattava di un progetto pilota per la sostituzione di coltivazioni illecite in una città chiamata Cartagena del Chaira, senza l’utilizzo di pesticidi lanciati via aerea, senza violenza e repressione. Nonostante fosse stata accolta positivamente dalla comunità internazionale, il governo colombiano non ha mai prestato molta attenzione a questa proposta e non ha mai permesso che si implementasse.
Tuttavia, quasi due decenni più tardi, ai colloqui di pace in corso all’Avana, Cuba, la discussione sulle droghe illecite è tornata all’ordine del giorno quando si è arrivati a trattare il quarto punto dell’Agenda accordata con il governo: Soluzione al problema delle droghe illecite. La guerriglia ha presentato 50 proposte in materia, sulla stessa base delle proposte fatte nel 2000. No all’irrorazione aerea o l’eradicazione forzata delle colture, ma un approccio sociale: questo dovrebbe essere il corso da seguire, almeno per quello che riguarda i coltivatori di coca e le preoccupazioni dei consumatori. In questo senso, è importante capire che contadini non coltivano coca perché lo vogliono, ma perché non hanno altri mezzi di sussistenza.
Nell’accordo, questa lettura del problema del narcotraffico come un problema sociale e non come una questione criminale è onnipresente. Gli anelli più deboli della catena del traffico di droga – cioè, i coltivatori e i consumatori – sono sostenuti con programmi di sostituzione e di salute pubblica, rispettivamente. I programmi di sostituzione sono strettamente legati al primo accordo sulla Riforma Rurale Complessiva, in quanto forniscono assistenza sanitaria, istruzione, assistenza tecnica, prestiti agevolati ai contadini perché questi siano in grado di coltivare colture legali. Con i programmi di sostituzione i contadini dovrebbero essere in grado di passare rapidamente e volontariamente ad altre colture che dovrebbero fornire loro benessere e welfare.
La sostituzione sarà attuata mediante Piani Integrali per la Sostituzione e Sviluppo Alternativo in ogni regione; questi Piani saranno costruiti e accordati insieme ai rappresentanti dell’intera municipalità. La comunità si impegna a una vera e propria sostituzione di colture e a non ritornare alla coltivazione di coca, mentre il governo si impegna a cessare la repressione delle comunità per due anni dall’inizio della realizzazione.
La persecuzione legale avrà luogo nei confronti di coloro che realmente traggono profitto dal traffico di droga: le reti per il riciclaggio di denaro e i narcotrafficanti.
Infine, l’accordo riconosce anche che il problema delle droghe illecite, non è un problema della sola Colombia; si tratta di un problema internazionale che richiede una soluzione globale. Per questo si è deciso di svolgere una conferenza internazionale nell’ambito delle Nazioni Unite, che dovrebbe aprire le porte ad una nuova politica sulla droga in tutto il mondo.
Nel febbraio di quest’anno, una piccola delegazione della quale ho fatto parte, ha visitato i campi della guerriglia delle FARC-EP nel sud della Colombia.
Ho incontrato tantissimi coltivatori di coca che avevano molte domande rispetto a quello che era stato concordato in materia di droghe illecite nei negoziati di pace in corso all’Avana. C’era molto interesse per l’argomento, perché, come mi hanno detto i coltivatori: si tratta del nostro futuro.
Erano state fatta circolare voci su una possibile collaborazione governo-FARC-EP per costringere i contadini a sradicare le loro coltivazioni di coca, e sottoporre a fumigazione forzata quelli che non avessero collaborato.
Noi della Delegazione di Pace delle FARC-EP ha avuto un incontro con i leader sociali della zona, in cui abbiamo spiegato il contenuto, la portata e l’impatto reale di questo accordo.
Nel mese di marzo, il governo ha avviato un progetto per l’eradicazione forzata delle coltivazioni di coca nei parchi naturali di Tinigua e La Macarena, nel sud-est del paese, come denunciato dagli abitanti della zona.
L’eradicazione forzata, senza l’implementazione di altri programmi di sostituzione sostenibile viola palesemente lo spirito di ciò che è stato concordato all’Avana.
Ci stiamo dirigendo verso la firma di accordi sul cessate il fuoco definitivo e bilaterale e la cessazione delle ostilità, il paramilitarismo e sul decomissionamento delle armi – per arrivare a un Accordo di Pace Finale.
La domanda pertanto è: non sarebbe questo il momento perfetto per avviare l’attuazione di alcuni aspetti dell’accordo sulle droghe illecite subito?
* membro della Delegazione di Pace delle FARC-EP all’Havana, Cuba
@tanja_FARC
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