Basta olio di palma La battaglia di Leonardo Di Caprio fa infuriare Giacarta

Basta olio di palma La battaglia di Leonardo Di Caprio fa infuriare Giacarta

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Leonardo di Caprio ha condiviso sui social network con milioni di sostenitori la sua ultima avventura di paladino ambientalista fuori dal mondo di celluloide, ma così facendo ha rischiato la deportazione dall’Indonesia: le sue parole hanno fatto infuriare così tanto il governo dell’arcipelago, che nel futuro potrebbe esserne bandito come ”indesiderato”.

Di ritorno da una visita con tra i suoi amati elefanti nelle foreste di Gunung Leuser, un parco nazionale di Aceh dove ha sede il progetto della sua Fondazione verde, ha scritto: «Un luogo di biodiversità di classe mondiale…. ma l’espansione della palma da olio lo sta distruggendo ». Non è una denuncia nuova, ma nessuna campagna ha mai avuto l’impatto delle parole del premio Oscar. «È l’ultimo posto sulla terra dove gli oranghi, le tigri, i rinoceronti e gli elefanti convivono allo stato selvaggio », ha aggiunto Di Caprio con l’entusiasmo di chi ha appena speso tre milioni di dollari per creare un ‘santuario’ che li difenda.

Le autorità di Giacarta per ora hanno rimandato a esame più attento ogni decisione futura che riguardi una star globale come Leo, con milioni di seguaci online. Una loro campagna tra Facebook a Twitter potrebbe peggiorare, se possibile, l’immagine del grande arcipelago che tenta di recuperare credito agli occhi del mondo dopo gli scempi delle grandi compagnie di legname e quelle che coltivano milioni di ettari di palme da olio usato per cosmetici e carburanti ‘verdi’, prodotti alimentari e chimici. «Se i suoi post saranno considerati come una provocazione, possiamo vietargli di tornare in Indonesia» ha detto un portavoce dell’ufficio Visti.
Di Caprio non è nuovo a battaglie in nome dell’ambiente e finanzia con milioni di dollari progetti di salvaguardia anche in Nepal e una grande riserva marina nel Pacifico. Ha anche marciato nel 2014 assieme a 400mila persone nelle strade di Manhattan per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale sul cambiamento climatico.
Non è la sola icona di Hollywood che si occupa dei mali del pianeta: Harrison Ford a sua volta ha rischiato la deportazione nel 2013 per un documentario sui tagli illegali delle foreste indonesiane. Ma di certo l’impatto della sfida di Leo è stato il più forte mai registrato, anche tra gli ambientalisti dell’arcipelago islamico, che cercavano da tempo una voce nota per gridare contro gli scempi. «Non c’è niente di male in quello che ha fatto», lo ha difeso Farwiza Farhan, nota attivista che ha accompagnato l’attore in diverse ‘location’ del suo tour verde nell’arcipelago. «Non è lui a discreditare l’indonesia, perché queste sono campagne di movimenti locali». Farwiza ha anche aggiunto un aneddoto che la dice lunga sugli effetti dei tagli e degli incendi non solo per gli animali. «Quando Leo è arrivato a Medan – ha detto – si è ritrovato avvolto da una cappa grigia e ha chiesto: “Cos’è fumo o nuvole?”».
È in questa nuova Amazzonia dell’Asia che l’eroe di Revenant e del Titanic sta sperimentando il possibile effetto benefico del suo potere mediatico dopo i tentativi falliti degli ambientalisti di professione di attirare l’attenzione sul tema.
Una vocazione al salvataggio del pianeta che gli viene dall’infanzia, a sentire i racconti dei suoi genitori, ed è stata coltivata negli incontri importanti, come quello con l’ex vicepresidente americano Al Gore. Dopo il Nobel al suo documentario sul clima l’attore ha avviato la fondazione verde e da allora i due sono rimasti in contatto.
Gli amici della star dicono che nella difesa del clima di Caprio si batte sempre più con decisione e che continuerà a farlo nel futuro. La crisi dell’ambiente, «è una lenta combustione ha detto recentemente l’attore, che del tema ha parlato anche dal palcoscenico degli Oscar – non ci sono come al cinema alieni ai quali impedire l’invasione del pianeta, ma c’è qualcosa di terrificante che sta accadendo».


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