Battaglia sul confine: centri sociali italiani contro la polizia austriaca

Cominciano a girare oggi le chiavi che dovrebbero chiudere i portoni dell’Europa.
Tra qualche mistero e parecchia improvvisazione, la Grecia dovrebbe iniziare a espellere i profughi verso la Turchia. Ci sono le navi e i poliziotti, ma non si sa da dove partiranno o in quale porto turco potranno attraccare. In più non tutti in Europa condividono la decisione presa dai 28 governi dell’Unione: colpi di scena legali o puri e semplici disordini sono da mettere in conto.
Il primo assaggio ieri, alla frontiera tra Italia e Austria, in un luogo simbolico per la pacificazione europea come il Brennero. Lì centinaia di ragazzi dei centri sociali italiani, austriaci e tedeschi, hanno protestato contro la politica dei muri. Per loro «l’arroccamento nella fortezza europea» è «disumano» ed «egoista». Erano 600 o qualche centinaio in più, soprattutto arrivati dal Nord-Est. Qualcuno indossava dei giubbotti gialli di salvataggio che aveva raccolto in Grecia, proprio sulle spiagge dove sbarcano i migranti.
La stazione ferroviaria del Brennero era il punto di ritrovo, poi da lì hanno percorso in corteo la Statale che porta in Austria e meno di un chilometro dopo i vecchi gabbiotti dove i doganieri austriaci controllavano i documenti a chi veniva dall’Italia nei decenni pre Schengen, si sono scontrati con un centinaio di poliziotti inviati da Vienna. Lo schieramento di sicurezza era robusto, con pompieri, sette ambulanze e un elicottero a sostegno.
Secondo le forze dell’ordine, una cinquantina di attivisti hanno lanciato bengala e sassi al cordone di sicurezza provocandone la reazione. Una decina di dimostranti sono rimasti feriti, alcuni fermati e anche cinque agenti hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. Le autorità austriache hanno ribadito la linea dura elaborata in marzo guidando gli altri Stati sulla «rotta balcanica» dei migranti a chiudere le frontiere a Sud.
«Nessuno di noi si augura che siano istituiti punti di controllo al Brennero, ma se gli Stati europei non rendono sicure le frontiere esterne, l’Austria sarà costretta a controllare i propri confini» ha dichiarato il governatore del Tirolo Günther Platter.
Non sono soltanto i centri sociali a guardare con preoccupazione a quel che dovrebbe accadere a partire da oggi, ma anche agenzie delle Nazioni Unite e decine di organizzazioni per i diritti umani. Da almeno due isole greche di fronte alla Turchia dovrebbe partire oggi un ponte navale per espellere dall’Europa i profughi non desiderati. Dovrebbero essere cinquecento o qualcuno di più. Dipende da come reagiranno.
Ogni profugo respinto avrà un agente a sorvegliarlo durante l’intera traversata. Ufficialmente degradati a clandestini, dovrebbero essere imbarcati da Lesbo e Chios, ma il governo greco è arido di informazioni, forse per evitare che troppa attenzione possa aumentare i problemi che si aspettano.
Sarà quella di oggi la prima applicazione pratica dell’accordo raggiunto il 20 marzo tra i 28 di Bruxelles e il governo di Ankara. Chiunque sia arrivato sulle coste greche dopo quella data e non abbia i requisiti per chiedere asilo in Europa sarà rispedito in Turchia. Non con i gommoni sui quali è arrivato, ma su navi a noleggio controllate dalle forze di Frontex, la missione militare che svolge la funzione di polizia di frontiera europea.
Spetterà ad Ankara decidere se accogliere i clandestini e in che modo oppure rimandarli in patria.
Andrea Nicastro
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