Bundesbank gela l’Italia “Stop al deficit flessibile Riforme e tetto ai bond”

by EUGENIO OCCORSIO, la Repubblica | 27 Aprile 2016 13:23

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«La Commissione europea tende a scendere a compromessi a danno del rispetto del bilancio, prorogando di volta in volta la scadenza dei periodi di adeguamento per gli Stati in deficit». Più chiaro di così, Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, non poteva essere. Non menziona esplicitamente l’Italia per cortesia diplomatica visto che parla a Villa Almone, placida residenza romana dell’ambasciatore tedesco. Ma il riferimento è chiaro. Per chi non avesse capito, subito dopo fa nomi e cognomi: «Pier Carlo Padoan e io siamo di opinione diversa. Lui ritiene che le condivisioni di rischi e responsabilità rappresentino forti incentivi a rispettare le regole e a prevenire comportamenti opportunistici. Io non sarei tanto ottimista».

L’AUTHORITY

«C’è sempre il problema del moral hazard », dice Weidmann. Il “pericolo” si riaffaccia ogni volta che «i problemi finanziari dei singoli Stati minacciano la stabilità finanziaria dell’unione». La soluzione è, anziché condividere i rischi nell’incertezza che poi alla fine ognuno si prenda le sue responsabilità, creare «un’autorità fiscale che assuma il compito del controllo del bilancio oggi di competenza della Commissione». Permetterebbe di uscire dall’equivoco di una Commissione «in conflittualità negli obiettivi: da un lato deve agire come garante dei trattati e dall’altro è un’istituzione politica chiamata a mediare tra interessi diversi».

L’UNIONE FISCALE

L’ideale, ha ripetuto Weidmann, sarebbe la vera unione fiscale con tanto di ministro del Tesoro europeo con proprio budget, ma richiederebbe «una defatigante serie di riforme dei trattati e referendum interni» per cui non è realistico parlarne. Occorre concentrarsi sulla politica monetaria: non si potrà continuare a lungo con un’espansione così illimitata per non esporsi a «contraccolpi quando i tassi si normalizzeranno ». Il rischio è di fondo: che i Paesi ad alto debito spingano per la continuazione di questa politica con il rischio di destabilizzare il sistema.

L’ITALIA.

Le critiche del presidente della Bundesbank sono insistenti. « Il Jobs Act è un buon modo per far ripartire le assunzioni » , così come il fondo Atlante lo è per aggredire le sofferenze bancarie, ma « sono necessarie altre riforme strutturali » per garantire « un’amministrazione funzionante e affidabile, una giustizia certa e veloce, un apparato statale più efficiente nel suo complesso. L’obiettivo deve essere quello di raggiungere conti pubblici solidi e strutture economiche competitive » , due grandezze non in contraddizione, ribadisce Weidmann.

I BOND

Il capo della BuBa non manca di riproporre la posizione tedesca secondo cui i titoli di Stato devono essere contingentati nei bilanci delle banche «che possono sempre comprarne di altri Paesi dell’euro, coperti oltretutto da rischi di cambio». Finché non verrà stabilito questo principio, ha aggiunto senza mezzi termini, non vedrà la luce il sospirato fondo europeo di assicurazione sui conti.

IL DIBATTITO

Nelle risposte alle domande dei presenti, Weidmann ha messo a fuoco tre punti: l’helicopter money è meglio che rimanga una cosa teorica e torni nel cassetto, «se regaliamo soldi creiamo un buco nel bilancio che dovremo colmare con il credito»; la Grecia «ha bisogno di strutture economiche solide che al momento non ha; infine: “Quanto durerà l’Unione bancaria?” «L’Unione è stata una decisione dei politici. Starà ai politici eventualmente decidere che è finita».

 

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