Le startup che creano piccoli editori

Le startup che creano piccoli editori

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Puntano a dare vita a vere e proprie community di lettori

Pubblicano solo i libri che vorrebbero leggere, orientando la ricerca editoriale su temi e forme letterarie che intercettino tensioni e curiosità del contemporaneo. Ne curano ogni dettaglio come artigiani d’altri tempi. Ma li promuovono con strategie digitali, puntando ad accorciare la distanza con i lettori e a creare una community che vada oltre le pagine. Sono le startup editoriali figlie della crisi, piccole case editrici che, con budget di partenza spesso magrissimi, ma con un enorme capitale di idee, hanno deciso di scommettere prima di tutto su una forte identità, anche se di nicchia. «Ma una nicchia logica» precisa Stefano Friani, che insieme a Emanuele Giammarco e Leonardo Neri, tutti fra i 28 e i 31 anni, ha creato Racconti edizioni, casa editrice romana che debutterà a maggio con i primi tre titoli (da giugno anche in ebook): Appunti da un bordello turco dell’irlandese Philip Ó Ceallaigh, vincitore del Rooney Prize, Lezioni di nuoto dell’indiano-canadese Rohinton Mistry, per ben tre volte finalista al Man Booker Prize, e Sono il guardiano del faro del francese Éric Faye, vincitore del Prix Deux Magots.

Come suggerisce il nome, la casa editrice pubblicherà solo racconti, «non solo perché è una nostra predilezione, ma perché crediamo sia la forma letteraria che meglio si adatta alla contrazione dei tempi di lettura, e in generale, del tempo libero che viviamo oggi» spiega Friani. Una risposta antica, insomma, a un problema attuale. Così come è figlia dei tempi la loro idea di «una letteratura che sia la risultante del melting pot contemporaneo, che restituisca una pluralità di voci e indaghi quello spaesamento che è condizione esistenziale dell’uomo del XXI secolo». Altrettanto figlia dei tempi è l’esigenza di contenere i costi, «senza però sacrificare la qualità». Anche perché il loro budget di partenza è stato di «diecimila euro, poi arrivato a 50mila grazie a fondi europei e nostri risparmi».

Per questo, Stefano e Emanuele hanno fatto tesoro delle loro esperienze precedenti in Einaudi e per il Saggiatore e dei rapporti intessuti con grafici e illustratori. «Il nostro grafico – racconta, infatti, Stefano – è Fabrizio Farina di Einaudi, il logo ce lo ha disegnato Franco Matticchio, mentre i primi tre titoli saranno illustrati da Enzo Sferra e Claudio Palmieri». Per abbattere i costi, hanno puntato, in parte, anche sui fuori diritti, da Virginia Woolf – di cui in autunno uscirà un’antologia di racconti curata da Liliana Rampello – a Alice Dunbar Nelson, giornalista, poetessa e scrittrice afroamericana della Harlem Renaissance. Non si risparmia, invece, sulle traduzioni e sulla realizzazione tecnica dell’oggetto-libro, «che sarà estremamente curato e assorbirà l’11-12 percento del prezzo  di copertina». Intanto, per testare alcune idee e alcune penne emergenti è nato il blog Altri animali, «un’esondazione della casa editrice», come lo definisce Friani, che pubblica fra l’altro nella rubrica “I racconti del martedì”, short stories che vengono dall’universo dei fuori diritti, piccoli assaggi di quelli che potrebbero diventare libri futuri. «Ma dal prossimo anno proveremo a sperimentare anche qualcosa di diverso – annuncia Friani – avevamo pensato, ad esempio, a una sorta di iTunes di racconti, scaricabili anche singolarmente a pagamento».

Con i racconti in QR code della serie “Pendolari”, diffusi gratuitamente attraverso i biglietti da visita, si è fatta conoscere invece CasaSirio. Una “casa editrice pop” come la definiscono i suoi fondatori, un gruppo di ex studenti della scuola Holden di Torino, divisi fra Roma, Milano, Genova e Venezia, alcuni con esperienze come grafici o editor in altre case editrici o di produzione, come Einaudi e Cattleya. Il loro modello è Marcos y Marcos, «pochi titoli, curatissimi, e tanti modi per arrivare al lettore, anche in maniera trasversale» spiega il giovane direttore editoriale, Martino Ferrario. Mentre l’obiettivo è quello «di diventare un piccolo punto di riferimento in Italia per una narrativa di alta qualità, ma adatta a un pubblico più ampio possibile». «Il nostro budget iniziale è stato di diecimila euro – racconta Ferrario – e per i primi tre anni abbiamo deciso di reinvestire tutti i guadagni nella casa editrice e di non darci uno stipendio, mantenendo contemporaneamente altri lavori. Ma naturalmente paghiamo, fin dall’anticipo, tutti i nostri autori e traduttori». Per il primo anno, continua Ferrario, «abbiamo pubblicato solo esordienti e inediti o racconti “dimenticati” di autori spesso fuori diritti, come Mark Twain e Hornung, il cognato di Conan Doyle papà di Raffles, il ladro gentiluomo». A loro è dedicata la collana “Morti e Stramorti”, mentre per le storie agrodolci c’è “Sciamani”. I romanzi «più arrabbiati o di genere » sono raccolti, invece, nella collana “Riottosi”, per cui a maggio uscirà Elementare, cowboy, il romanzo d’esordio di Steve Hockensmith pubblicato negli Usa nel 2006: un giallo ambientato nel west, i cui protagonisti sono due cowboy appassionati di Sherlock Holmes. Non solo. Tra le iniziative c’è anche una raccolta di racconti (non in vendita), regalati da scrittori come Joe Lansdale, Tim Willocks e lo stesso Hockensmith, per gli iscritti al Mucho Mojo Club, creato dalla libreria “Mucho Mojo” di Firenze: un club che ospita autori non solo per le consuete presentazioni, ma anche per corsi di scrittura, cene ed eventi in cui si crea un rapporto più “intimo” con i lettori.

Punta a creare intorno a sé una vera e propria community, usando anche i social network per coltivare il rapporto con i lettori e mostrare loro il “dietro le quinte” della produzione, anche la milanese NNEditore, nata nell’autunno del 2013 dall’idea di quattro quarantenni con esperienze editoriali alle spalle: Eugenia Dubini, Alberto Ibba, Edoardo Caizzi e Gaia Mazzolini (recentemente scomparsa). NN sta per “nescio nomen”, “nome sconosciuto”, sigla che un tempo identificava gli orfani. E che ora dà il senso di un lavoro editoriale incentrato prima di tutto «sulla ricerca di identità e di senso nel contemporaneo» sottolinea Dubini. È questa la “bussola” che orienta le scelte della casa editrice, fin dalle prime uscite in libreria di un anno fa, Benedizione di Kent Haruf e Sembrava una felicità di Jenny Offill. Non stupisce, dunque, che nel catalogo, «organizzato non in collane, ma in serie, seguendo percorsi tematici e di lettura», ce ne sia una “La stagione” dedicata proprio alla ricerca di identità, che può trasversalmente unire generi diversi. La contaminazione fra linguaggi artistici si ritrova anche nella scelta di affidare a Danilo Di Termini, del programma musicale Mu di Radio 2, la creazione di una “songbook” per ogni titolo pubblicato: una sorta di colonna sonora per accompagnare o ispirare la lettura, creata attraverso playlist su Spotify postate sul sito della casa editrice. Perché, come ricorda Eugenia, «il libro va oltre l’oggetto ed è un universo in cui immergersi».



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