Libia, Tobruk si spacca: 102 deputati vogliono al-Serraj

Libia, Tobruk si spacca: 102 deputati vogliono al-Serraj

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Il parlamento di Tobruk si è spaccato sulla fiducia al Governo di accordo nazionale (Gna) di Fayez el-Serraj. 102 deputati su 200 hanno sottoscritto un documento in cui, dopo i numerosi rinvii, si dicono pronti a sostenere il Gna dopo un giuramento ufficiale in un luogo da stabilire. A Tobruk da mesi ormai si consuma lo scontro politico tra il premier Abdullah al-Thinni, favorevole al Gna, e l’auto-proclamatosi capo delle Forze armate, Khalifa Haftar, che non vorrebbe dare il via libera ad al-Serraj. Così come a Tripoli gli islamisti critici verso il Gna, primo fra tutti il premier Khalifa Gweil, non vogliono spianare la strada al governo voluto dalle Nazioni unite, anche in Cirenaica succede lo stesso.

Ancora una volta tutto dipenderà dal Cairo che dal 2014 controlla la zona cuscinetto tra il confine a Ajdabia e ha adottato Haftar, nonostante il suo debole seguito all’interno dell’esercito locale. Se Abdel Fattah al-Sisi deciderà di accontentarsi della regione che già controlla, ricca di petrolio, l’esperimento di Haftar potrà considerarsi definitivamente archiviato. Ma l’ex generale continua ad avere un suo seguito tra alcuni parlamentari di Tobruk che hanno fatto mancare il numero legale per votare la fiducia ad al-Serraj, incluso il presidente dell’assemblea, Akila Saleh, che ha disertato le ultime riunioni.

A tentare di rafforzare la rappresentanza tripolina nel Gna ci ha pensato ieri l’ex candidato premier, Ahmed Maitig, ora vice-presidente del Gna, in visita a Roma. Maitig ha spinto sulla necessità di trovare con la Libia un accordo in tema di gestione dei flussi migratori simile a quello raggiunto dall’Ue con la Turchia. L’intesa con Ankara che ha trasformato il paese in una prigione a cielo aperto per migranti è difficilmente replicabile: con la Libia l’Ue non può puntare sulla remota leva dell’adesione, come ha fatto con il governo turco, e qui ha già assunto un atteggiamento aggressivo con l’entrata in vigore della terza fase di Eunavfor Med che prevede l’arresto degli scafisti in acque territoriali libiche.

«La lotta al terrorismo sarà una priorità nazionale», ha aggiunto Maitig che ha chiesto di archiviare il progetto di un attacco internazionale in Libia. Nelle prossime settimane invece il Gna potrebbe dare il via libera ad una missione di peace-enforcement, guidata dalle Nazioni unite.

Tutto questo avverrà se al-Serraj sarà davvero capace di dimostrare la sua legittimità in Tripolitania. Il Consiglio di stato, organo di rappresentanza politica del Gna in attesa di elezioni, presieduto da Abdul-Rahman Al-Swahili, ha annunciato di essersi insediato nella sede del Cng a Tripoli. Anche la Banca centrale e la compagnia petrolifera avevano dato il loro via libera al Gna. Ieri alcune tribù tuareg e tebu hanno assicurato il loro sostegno ad al-Serraj che aveva già incassato l’appoggio di alcune municipalità costiere.

Ieri si è continuato a combattere in Cirenaica, dopo la «liberazione» di Derna, finita nelle mani delle milizie qaediste. Cinque soldati dell’esercito libico sono rimasti uccisi ed altri tre feriti a Bengasi, in violenti scontri tra militari pro-Haftar e salafiti di Ansar al-Sharia.

I militari pro-Haftar avrebbero attaccato alcuni miliziani dello Stato islamico (Isis) diretti verso Sirte e in fuga da Derna. Nei bombardamenti sarebbero stati colpiti anche i miliziani del Consiglio della Shura, che avevano in precedenza preso parte alla battaglia anti-Isis. Il portavoce del Consiglio della Shura, Hafed Addabaa, ha smentito però che gli attacchi abbiano provocato vittime. Sarebbero 24 le persone morte a Derna, nel tentativo di rimuovere mine e ordigni piazzati da Isis.



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