Migration compact, Berlino gela Renzi

Migration compact, Berlino gela Renzi

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Parte in salita il migration compact, la proposta italiana all’Unione europea per fermare i flussi di migranti provenienti dall’Africa. A gelare Palazzo Chigi ci ha pensato ieri il portavoce del governo di Berlino, rischiando così di far alzare nuovamente la tensione tra Italia e Germania dopo lo scontro di qualche mese fa sulle banche. Questa volta lo stop è arrivato sulla proposta, contenuta nel documento informale inviato a Bruxelles, di finanziare i costi di un possibile accordo tra Ue e alcuni paesi africani attraverso l’emissione di Eurobond. Per il portavoce, Berlino «non vede alcuna base per un finanziamento comune dei debiti per le spese sostenute dagli Stati membri per la migrazione». Una doccia gelata per il governo italiano, anche se va detto che le critiche tedesche si fermerebbero qui. Più centrate sui modi per reperire i fondi necessari, dunque, che sull’idea di un nuovo patto simile a quello stipulato con la Turchia: soldi in cambio di uno stop alle partenze vero l’Europa.
Il migration compact è stato uno dei punti all’ordine del giorno del consiglio dei ministri degli Esteri e della Difesa che finirà oggi a Lussemburgo. L’altro argomento in agenda, la Libia e il possibile via libera alla missione europea Sophia per poter operare in acque territoriali libiche, è stato oggetto della cena che c’è stata in serata tra i ministri e alla quale ha partecipato in collegamento telefonico il primo ministro del nuovo governo di Tripoli al Serraj.
Come finanziare la proposta italiana è stata il nodo su cui si è maggiormente concentrata la discussione. In sé l’idea, (che prevede investimenti nei paesi africani in cambio di cooperazione su controllo dei confini, riduzione dei flussi, rimpatri e riammissioni), ha trovato l’accordo dei vertici delle istituzioni europee. Di sicuro piace al presidente del consiglio europeo Donald Tusk – che già venerdì aveva manifestato il suo consenso – che a quello della Commissione Jean Claude Juncker. «L’Ue deve gestire assieme le proprie frontiere esterne, provvedere alla protezione dei profughi, offrire vie legali a quelli che vengono in Europa e mantenere i confini interni aperti: questa è l’agenda della Commissione Juncker e siamo contenti di vedere che è anche l’agenda del governo italiano», ha detto il portavoce della commissione.
Per ora i 28 hanno solo cominciato a discutere del documento, e si sa che molti sono tutt’altro che entusiasti dall’idea di accogliere profughi. Per il momento, però, il problema principale resta come reperire le risorse finanziarie necessarie, e l’idea di emettere Eurobond suscita dubbi che non sembrano essere solo tedeschi. Al di là dell’entusiasmo di rito, più di una perplessità serpeggia infatti anche in seno alla Commissione. «Abbiamo preso buona nota della proposta italiana, ma sono state formulate anche altre proposte», ha spiegato il portavoce dando così spessore al dissenso interno alla commissione.
Quali proposte? A sentire i dubbi di Berlino, Matteo Renzi ha reagito al suo solito, vale a dire attaccando: «Se la Merkel e i tedeschi hanno soluzioni diverse lo dicano, ma questo è un problema che deve risolvere l’Europa tutta insieme», ha detto il premier. I tedeschi, per la verità una proposta ce l’hanno ed è quella di varare un’addizionale sulla benzina a livello europee, un’eurotassa per coprire i costi della crisi dei m migranti. L’idea è un vecchio pallino dell ministro delle finanze Wolfang Schaeuble, che a gennaio ne aveva parlato anche durante una riunione dell’Eurogruppo suscitando però numerose critiche in Germania. Proposta che sarebbe rispuntata ieri insieme a quella di creare un nuovo fondo europeo per gli investimenti nei paesi terzi per finanziare investimenti sostenibili nell’area africana, attraendo così i paesi investitori europei.
Ma l’Unione europea, e in particolare l’Italia, spingono anche per arrivare al più presto a una soluzione della crisi libica. Sia per quanto riguarda lo scontro interno tra milizie e il contrasto all’Is, sua per mettere fine alle partenze di barconi cariche di migranti. Il premier designato libico Fayez Al Serraj è intervenuto al vertice dei ministri degli esteri in collegamento telefonico. La missione europea Eunavfor Med che da ottobre opera in acque internazionali fermando i barconi e mettendo in salvo i migranti potrebbe presto spingersi entro le 12 miglia libiche, ma serve prima il consenso del governo di Tripoli. In cambio del quale l’Europa è pronta a fornire addestratori per la ricostituzione delle forze di polizia e della guardia costiera libica insieme a finanziamenti da investire in progetti di sviluppo del paese.



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