New York, Trump e Clinton vincono sulle macerie dei propri partiti

New York, Trump e Clinton vincono sulle macerie dei propri partiti

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NEW YORK La battaglia di New York è terminata. Dopo due settimane di comizi, articoli, murales, dichiarazioni, i vincitori sono, senza grosse sorprese, Trump e Clinton.

Da questa battaglia elettorale ne escono vincitori ma con un grosso identico problema: la spaccatura interna al partito a cui entrambi si dovranno confrontare.

Gli elettori di Sanders dichiarano che a novembre non voterebbero per Hillary (e viceversa), gli elettori di Cruz è chiunque non sia un suo sostenitore agguerrito, non voterebbe mai per Trump (e viceversa).

Partendo da due punti assolutamente diversi, in quanto Trump è l’outsider esterno al partito repubblicano mentre Hillary è il partito democratico in se, il nodo da sciogliere è lo stesso.

Come riunire una base spaccata in due da una progressiva radicalizzazione che ha portato entrambe le basi su due velocità.

Per i repubblicani non c’è stata l’ombra del dubbio: tra l’estremismo cupo e ultrareligioso di Cruz è quello arrogante di Trump, hanno scelto Trump mentre il moderato Kasich è arrivato secondo.

Salito sul palco sulle note di New York New York Trump ha ripetuto le promesse di grandeur davanti al proprio pubblico esultante.

Diverso il discorso per Sanders, in parte penalizzato dall’impossibilità per gli indipendenti non registrati come democratici, di votare per lui.

Nel suo discorso di rito, la vittoriosa Hillary sì è rivolta verso gli elettori del rivale, dicendo che i punti in comune tra lei e loro superano le differenze, e chiedendo una riunificazione del partito, ma il problema è più profondo e va oltre le primarie.

Con Hillary, sul podio accompagnati dalle note di New York State of Mind, tutto l’organigramma democratico New Yorkese, dal ex sindaco afro-americano Dickins (“È la quarta volta che voto per lei” ha detto) al governatore Cuomo che ha esaltato la folla parlando del valore della diversità e la ricchezza apportata dagli emigranti, fino al sindaco De Blasio, l’ultimo a sostenere Hillary dopo una reticenza di mesi.

Ora la battaglia si sposta in Pennsylvania, nessuno si ritira, tutti sono ancora in gara per la battaglia di Philadelphia.



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