Orlando: Stati generali a Rebibbia, per la nuova riforma del carcere

by Eleonora Martini, il manifesto | 13 Aprile 2016 10:38

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Hanno lavorato per quasi un anno, attorno a 18 tavoli tematici, oltre 200 esperti – avvocati, magistrati, docenti, operatori penitenziari e sanitari, assistenti sociali, psicologi, volontari, rappresentanti della cultura e dell’associazionismo civile, garanti delle persone private di libertà e detenuti stessi – coordinati da Glauco Giostra, chiamati dal ministero di Giustizia ad inventare «un modello di carcere all’altezza dell’articolo 27 della Costituzione».

Il 19 maggio 2015, mentre l’Italia annaspava nel tentativo di uscire dall’ormai cronica emergenza per il sovraffollamento carcerario (dichiarata nel 2010 per la prima volta nella storia repubblicana), di far dimenticare le condanne ricevute dalla Corte europea dei diritti umani (sentenze Sulejmanovic e Torreggiani), e di aggirare le salate multe che avrebbe dovuto pagare, il ministro Andrea Orlando avviò nel carcere di Milano Bollate gli Stati Generali dell’Esecuzione Penale. Un lungo percorso di approfondimento e analisi che ha prodotto in qualche modo – sostiene il Guardasigilli – «già un cambiamento in corso d’opera», e le cui relazioni finali saranno illustrate il 18 e 19 aprile prossimi all’auditorium del carcere romano di Rebibbia, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella.

Andrea Orlando ieri, presentando il programma dell’evento conclusivo ha rivolto un appello ai media affinché aprano una discussione pubblica sull’esecuzione penale e sul carcere «priva di slogan e di stereotipi securitari», e promuovano, «con un approccio razionale, una riflessione più complessiva». «Bisogna sfatare l’idea che maggiore attenzione al trattamento rieducativo significhi abbassamento dei livelli di sicurezza – ha spiegato Giostra – è invece ormai accertato che l’espiazione non esclusivamente carceraria della pena abbassa sensibilmente la recidiva».

Nella due giorni di Rebibbia prenderanno la parola, tra gli altri, anche il capo del Dap Consolo, il vice segretario del Consiglio d’Europa, Gabriella Dragoni, il vicepresidente del Cms, Legnini, il presidente della Cassazione, Canzio, il procuratore nazionale antimafia, Roberti, e perfino il presidente della Cei, Bagnasco e quello della Rai, Maggioni. Perché l’evento è sicuramente straordinario, se non fosse altro perché da questo lungo lavoro – a cui hanno partecipato a diverso titolo personalità varie, dalla Radicale Rita Bernardini all’ex calciatore Demetrio Albertini, dalla filosofa Tamar Pich alla presidente di Fuoriluogo Grazia Zuffa, fino all’architetto Luca Zevi e all’attrice Valeria Golino – è servito per «portare all’interno del carcere il contributo di chi vive fuori».

E servirà «a riempire di contenuto la delega per il progetto di legge di riforma dell’esecuzione penale che interviene dopo quarant’anni». Ma attenzione, avvertono gli esperti del ministero: «Se è fallita la riforma del 1975, che pure era ottimamente concepita, è perché non ha trovato persone e luoghi adatti ad accoglierla». L’ambizione di Orlando ora è molto più alta, e non fatta solo di leggi.

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