Lavoro, sfuma l’effetto incentivi Contratti stabili in calo del 33%

Lavoro, sfuma l’effetto incentivi Contratti stabili in calo del 33%

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Nei primi tre mesi di quest’anno ci sono state, nel settore privato, un milione e 188 mila assunzioni. Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso c’è una diminuzione del 12,9%. Ma se si abbassa la lente di ingrandimento sui soli contratti a tempo indeterminato, quelli del Jobs act senza articolo 18, il calo è ancora più marcato: -33,4%. I dati arrivati dall’Inps confermano come la riduzione degli sconti sui contributi pagati dalle imprese abbia portato a un rallentamento del mercato del lavoro. I contratti firmati l’anno scorso prevedevano uno sconto massimo di 8.060 euro l’anno per tre anni. Quelli firmati quest’anno, dopo le modifiche arrivate con l’ultima Legge di Stabilità, uno sconto massimo di 3.250 euro l’anno per due anni. Non c’è confronto. E un incentivo più debole produce per forza di cose effetti più deboli. Il saldo, cioè la differenza fra assunzioni e cessazioni, resta positivo anche nel primo trimestre dell’anno: +51.097 contratti stabili. Ma con un crollo del 77% rispetto al dato dell’anno scorso.
Quelli che continuano a correre sono i voucher, i buoni lavoro da 10 euro l’ora, pensati all’inizio per far emergere il lavoro nero in agricoltura e poi estesi a tutti i settori. Sempre nei primi tre mesi dell’anno sono cresciuti del 45,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un po’ meno del boom registrato in tutto il 2015, oltre il 75%. Ma resta questo il tipo di contratto che sta trainando il mercato del lavoro italiano. Lo stesso governo ha ammesso che, dietro l’esplosione dei voucher, ci potrebbero essere qualche abuso, cioè il trucco di usare lo stesso buono da un’ora per più ore di lavoro. Per questo è in arrivo un decreto correttivo, di cui si parla da settimane, che ne prevede la tracciabilità: l’obbligo per il datore di lavoro di comunicare all’Inps via sms o e mail, almeno 60 minuti prima dell’inizio della prestazione, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore. E su questo punto c’è una importante novità. Nelle intenzioni del governo, l’obbligo di sms o email non dovrebbe riguardare solo le imprese in senso stretto. Ma anche le famiglie che pagano con i voucher la tata, la colf o la baby sitter, che non è assunta in pianta stabile ma lavora in casa solo ogni tanto. I centristi della maggioranza, Ncd, chiedono di stralciare questo pezzo del decreto, che potrebbe essere visto come una seccatura in più per le famiglie. Ma al momento la linea del governo è di comprendere anche loro nell’obbligo di sms o e mail, per limitare il più possibile gli abusi. Il datore di lavoro, impresa o famiglia, che non comunica all’Inps i dati prima di utilizzare il voucher, rischia una sanzione da 400 a 2.400 euro, per ogni lavoratore coinvolto.

Nello stesso decreto, che potrebbe essere discusso al prossimo consiglio dei ministri, dovrebbe entrare anche la norma che consente di trasformare i contratti di solidarietà da difensivi a espansivi. Cosa vuol dire? La solidarietà, cioè la riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio per le persone già in organico, potrebbe essere usata non solo per evitare licenziamenti ma anche per assumere nuove persone. La trasformazione dovrebbe essere possibile per i contratti di solidarietà in corso da almeno un anno e firmati entro il 31 dicembre 2015.

Lorenzo Salvia



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