by ROBERTO PETRINI, la Repubblica | 25 Maggio 2016 8:59
Renzi rilancia sulle misure economiche in vista della prossima legge di Bilancio e apre ai sindacati: dalle pensioni minime, ai lavori usuranti, all’uscita in anticipo dalla Fornero, alla riduzione dell’Irpef, alla stabilizzazione del cuneo fiscale. «Il ceto medio e le famiglie ancora soffrono», ha detto il presidente del Consiglio in una intervista rilasciata a “Repubblica tv”. L’elenco delle urgenze è ampio: «Sul tavolo ci sono necessità di intervenire per le pensioni, per gli autonomi, per il ceto medio e le famiglie».
L’agenda del governo si colloca nello spazio temporale della legge di Stabilità 2017 ed è nutrita. Guadagnano spazio e trovano conferma nelle parole del premier pensioni minime e cuneo fiscale, oggetto di un incontro ieri nel segno del «disgelo » tra i sindacati, il ministro del Lavoro Poletti e il sottosegretario Nannicini.
«Le pensioni minime sono oggettivamente troppo basse, stiamo valutando gli interventi», ha detto Renzi aprendo alle richieste dei sindacati: chi non ha totalizzato i contributi sufficienti prende, infatti, all’incirca 500 euro al mese e tra le ipotesi allo studio resta anche l’estensione del bonus di 80 euro ma con un criterio a fasce di reddito.
L’incontro governo-sindacati, a distanza di un anno dall’ultimo vertice, conferma la sensazione che il tema previdenziale sia caldo e oggetto di forte attenzione all’interno dell’esecutivo. Il ministro del Lavoro ha espresso l’obiettivo di condizionare il risultato finale a «soluzioni condivise» e il sindacati hanno parlato di «giornata positiva» dopo il grande freddo del Jobs act definitoperaltro da Renzi la «cosa più di sinistra fatta dal governo».
A chiudere il cerchio della sortita di Renzi, rassicurazioni sempre in tema di previdenza: «Nessuno deve temere per le propria pensione», ha ribadito il premier che ha aggiunto che non ci sono «ipotesi di lavoro sulle pensioni di reversibilità» e ha invitato ad evitare il « panico». Trova ulteriore conferma anche l’anticipo pensionistico, il cosiddetto Ape: Renzi l’ha definito una «scommessa» da attuare nella prossima «Stabilità». La considerazione generale è che ci sono persone «schiacciate tra l’incudine e il martello per effetto dello “scalone” della legge Fornero» di conseguenza «vanno trovate soluzioni per i lavori usuranti» e per consentire ai nati nei primi Anni Cinquanta di accedere alla pensione «rinunciando a qualcosa», cioè le penalità annue dopo i 63 anni di cui si parla (costo circa 1 miliardo).
L’altro tema è la stabilizzazione della riduzione del cuneo fiscale, cioè la differenza tra costo del lavoro e il netto in busta paga, oggetto della decontribuzione nel 2015, in misura ridotta quest’anno e verso l’esaurimento: l’intento è quello di inserire una misura strutturale «generalizzata», come ha detto Renzi, oppure destinata solo ai neoassunti a tempo indeterminato con un taglio di 4-6 punti (costo 1,5 mld).
«Più soldi nelle tasche dei lavoratori», ha detto Renzi e la ministra per la Pubblica amministrazione Madia ha sottolineato che nel prossimo contratto degli statali le prime risorse dovranno andare «ai redditi più bassi».
Resta in campo anche la riduzione delle tasse. Renzi ha parlato esplicitamente di «rimodulazione » degli scaglioni Irpef nella legge di Stabilità. Sul tavolo c’è l’idea di limare le aliquote centrali, quella più bassa del 23 per cento o addirittura accorpare alcuni scaglioni. Misure che vanno dai 3 ai 9 miliardi e oggetto di prudenza da parte del ministro dell’Economia Padoan.
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