Sbarchi, ora l’Italia è la meta

by Leonard Berberi, Corriere della Sera | 29 Maggio 2016 9:49

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Lunedì 23 maggio. Migranti giunti in Grecia, isole comprese: 6 (sei). In Italia, lo stesso giorno: 319. Martedì 24 maggio: 0 (zero) in territorio ellenico, 1.960 da noi. Mercoledì 25 maggio: 1 (uno) di là, 1.568 di qua. Giovedì 26 maggio, ultimo dato disponibile su tutta Europa: 104 (centoquattro) arrivati dalle parti di Lesbo e Chios, 2.741 nel Sud Italia.

Dalle istantanee ai numeri. Dai barconi — fotografati mentre galleggiano a fatica, poi si rovesciano, quindi affondano — ai dati ufficiali del ministero dell’Interno e dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Spiegano, quelle cifre, che il «fronte ellenico» del 2015 quest’anno è diventato quello italiano. Con la differenza che mentre i nostri vicini «godono» dell’accordo dell’Unione europea con la Turchia sul rimpatrio di chi non ha diritto d’asilo, qui chi arriva ci resta per un bel po’. In attesa di capire se può beneficiare dello status di rifugiato oppure no.

Il trend ellenico

Basterebbe leggersi i bollettini giornalieri dell’Unhcr per capire come il trend si sia consolidato verso il nostro Paese e si sia indebolito, di molto, dall’altra parte. Se nella settimana 15-21 febbraio 2016 la media quotidiana degli sbarchi in Grecia era di 2.700, nel periodo 16-22 maggio si è passati a 45 che si riducono a 2 (due) nella finestra temporale 23-25 maggio. «Il che si traduce in una riduzione del 95% rispetto al trend della settimana precedente», spiega il dossier. Che traccia anche un bilancio delle persone rimandate in Turchia, proprio in virtù di quegli accordi siglati il 18 marzo.

Dall’8 marzo, invece, l’agenzia Onu non registra alcun passaggio dalla Grecia alla Macedonia: il dato è 0 (zero) ogni singolo giorno da allora. Mentre qualcuno — poche decine — si sposta man mano verso la Serbia, quindi mette piede in Ungheria e poi da lì verso l’Austria e la Germania.

Gli accordi Ue-Turchia

Il 4 aprile — spiega l’Alto commissariato Onu per i rifugiati — Atene ha consegnato ad Ankara 202 migranti che non avevano i requisiti minimi per chiedere alla Grecia (e quindi all’Europa) il diritto di asilo. Altri 124 sono stati riconsegnati ai turchi l’8 aprile. Diciassette giorni dopo è toccato a 36 stranieri, fino ad arrivare al 20 maggio — l’ultimo giorno di «rimpatri» — con 51 individui accompagnati con una nave. Da quando gli accordi sono entrati in vigore la Turchia ha ricevuto 491 extracomunitari. In tutto. Cioè, calcolatrice alla mano, 6,9 di media al giorno.

Il «fronte» italiano

E nel nostro Paese? Nell’ultima settimana sono arrivati in dodicimila, quasi duemila ieri, a cui andranno aggiunti altri 1.351 che sbarcheranno oggi e che andranno ad aumentare il numero ufficiale. Oltre 13 mila, contro i 180 arrivi in Grecia negli stessi giorni: un rapporto di circa 70 a 1. Nel suo ultimo bilancio giornaliero pubblicato online il Viminale fa sapere che dal 1° gennaio al 27 maggio i migranti arrivati (quindi registrati e inseriti nel sistema consultabile dai governi europei) sono stati 40.660. Tanti, ma in calo rispetto allo stesso periodo dell’anno prima (41.485, -1,99%) quando il flusso massiccio era quello sulla rotta Grecia-Turchia, ma in aumento rispetto al 2013 (39.538, +2,8%). Più nel dettaglio, dal 1° gennaio di quest’anno il porto di Augusta registra il numero più alto di ingressi (7.543) seguito da Pozzallo (6.342) e Lampedusa (5.151). E sono per la maggior parte nigeriani, eritrei, gambiani, somali.

Leonard Berberi

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