Grecia, finalmente l’accordo. E subito le condizioni

Grecia, finalmente l’accordo. E subito le condizioni

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Alla fine si è arrivati all’accordo, anche se con una serie di condizioni. In base a quanto deciso nella riunione fiume dell’Eurogruppo, conclusasi alle due di notte di mercoledì, viene dato il via libera alla tranche di 10,3 miliardi di euro che verranno versati in due rate: 7,5 miliardi a giugno e 2,8 miliardi a settembre. Con la liquidità della prima rata Atene potrà pagare i debiti in scadenza verso la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale. Per le prime stime, lo stato greco potrà usare circa 3,5 miliardi di euro per saldare una piccola parte di quanto dovuto ai privati, previo una probabile trattativa che porterà al versamento, per ora, di circa la metà delle cifre in questione.

C’è poi la questione del debito pubblico e del suo alleggerimento: per la prima volta si è discusso in modo concreto di questo annoso problema, considerato dal governo di Alexis Tsipras (nella foto) di vitale importanza. Riguardo al medio termine, si è pattuito che i bisogni finanziari del paese non superino il 15% del Pil, e il 20% per il lungo termine. Dal 2018 inizierà ad essere applicato il pacchetto principale di misure per l’alleggerimento, appunto, del debito di Atene, a condizione che il governo ellenico applichi tutto ciò che è previsto nel programma di sostegno al paese.

Secondo quanto filtra da fonti del governo greco, i partner europei si sarebbero anche impegnati a esaminare la presa in carico dei prestiti dell’Fmi verso Atene prima della loro scadenza naturale, usando i circa 20 miliardi di euro che non sono risultati necessari per la ricapitalizzazione delle banche greche. Secondo le stesse fonti, la Grecia potrebbe tornare gradualmente sui mercati a partire dal secondo semestre del 2017, con un pieno accesso per l’inizio del 2018. Anche per quel che riguarda il capitolo dell’avanzo primario, rimane fissato al 3,5% del Pil per il 2018, ma per il futuro si apre ad una sua possibile riduzione, per far respirare l’economia e favorire gli investimenti.
Fino ad allora, ovviamente, ci sarà tutta una serie di nuove valutazioni, da parte dei creditori, riguardo ai «progressi» compiuti da Atene nell’applicazione del programma firmato lo scorso luglio. Il nuovo appuntamento ed esame è fissato per il prossimo ottobre.

Da un punto di vista tecnico, l’accordo permette al Fondo Monetario Internazionale di continuare a partecipare al programma di assistenza della Grecia, anche se prima della fine dell’anno, l’Fmi dovrà verificare se ci sono realmente tutte le condizioni per rendere sostenibile il debito pubblico del paese, anche a lungo termine. Dal punto di vista politico e sociale, tutti i commentatori sottolineano che si dovrà verificare, innanzitutto, se ci saranno le condizioni per una ricaduta sostanziale e percepibile nell’economia reale. Capire se potrà iniziare a scendere in modo evidente la disoccupazione, ferma alla più che preoccupante percentuale del 24,4%.

«Si inizia ad uscire dal circolo vizioso della recessione, delle nuove misure che creano ulteriore recessione con un cammino chiaro che porterà nuovi investitori in Grecia», ha dichiarato il ministro delle finanze Efklidis Tsakalotos. Bisognerà vedere, tuttavia, quanta parte degli asset pubblici, a partire dai trasporti locali, le poste elleniche e la struttura portante dell’ente per l’energia elettrica, finirà in mano ai privati. La grande maggioranza degli elettori di Syriza non vuole che lo Stato scompaia, lasciando i servizi in mano a grandi gruppi economici e finanziari internazionali, e Alexis Tsipras dovrà riuscire a non deluderli.

È chiaro che l’accordo raggiunto a Bruxelles concede a tutti del tempo, ma dopo sei anni di recessione e cure neoliberiste da cavallo, il paese ha anche bisogno, urgentemente, di poter risalire la china. Da sinistra, tanto l’ex presidente del parlamento Zoì Konstantopoùlou, ora a capo della formazione «Rotta verso la libertà», quanto l’ex ministro Panajòtis Lafazànis, leader di «Unità popolare», bocciano l’accordo. Parlano di «svendita dei beni dello Stato» e «prosecuzione della strategia dei prestiti e della sovraesposizione debitoria del passato».

Il governo di Syriza, tramite la sua portavoce Olga Ierovassìli, risponde che è la prima volta che si arriva ad una effettiva road-map per il debito e che si pongono le basi di stabilità per far tornare l’economia del paese alla crescita.

In tutto ciò bisognerà verificare se si potrà anche riuscire a far scendere la pressione fiscale, visto che tra tasse sul reddito e quelle sulla casa, i greci sono rimasti con le tasche vuote. E dal primo giugno entrerà in vigore anche l’aumento dell’Iva voluto dai creditori, con l’aliquota principale al 24% e la fine delle riduzioni sinora applicate in undici isole dell’Egeo.



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