Il piano Ue per i migranti dall’Etiopia alla Nigeria i primi sette paesi dove agire

Il piano Ue per i migranti dall’Etiopia alla Nigeria i primi sette paesi dove agire

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Con l’estate alle porte, Schengen che traballa e l’Europa sempre più in crisi politica, l’Italia chiede a Bruxelles di lanciare con urgenza il Migration compact chiesto da Renzi per fermare i flussi migratori dall’Africa e sul quale la Commissione Ue è al lavoro proprio in queste ore. Roma chiede di partire subito con 7 paesi africani che in cambio di finanziamenti allo sviluppo dovrebbero bloccare i migranti.

E a Palazzo Chigi accolgono con soddisfazione le bozze sulle quali la Commissione Ue sta lavorando per finanziare il Migration compact, il tentativo di mettere sul piatto circa 4,5 miliardi del bilancio comunitario da moltiplicare fino a 60 grazie ad un effetto leva garantito da investitori pubblici e privati. Intanto il direttore dell’International organization for migrant (Oim), William Lacy Swing, in una lettera a Bruxelles del 9 maggio appoggia l’Italia: «Accolgo la proposta di un Migration Compact di Matteo Renzi».

Bruxelles vuole approvare il Migration compact il 7 giugno per poi portarlo ai capi di Stato e di governo dell’Unione al summit del 28 e 29 giugno. Lo stanno scrivendo i vicepresidenti della Commissione Frans Timmermans e Federica Mogherini, che sull’Africa lavora da mesi e che ha potuto accelerare grazie all’iniziativa di Renzi appoggiata dalla Merkel.

MIGRATION COMPACT 2.0

Proprio per rinforzare il lavoro della Commissione ai primi di maggio il governo ha spedito a Bruxelles — e per conoscenza alla Merkel — un nuovo contributo ribattezzato Migration compact 2.0.Un documento tecnico di 3 pagine accompagnato da uno studio di 35 pagine sui fenomenimigratori in Africa che il governo ha commissionato all’International centre for migration policy development.

AGIRE ENTRO 15 GIORNI

Nel documento l’Italia chiede a Bruxelles di agire con urgenza, di «dare la priorità ad alcuni partner africani strategici con i quali avanzare» sul dossier migranti. Indicando 17 paesi: Algeria, Egitto, Eritrea, Etiopia, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Libia, Mali, Marocco, Niger, Nigeria, Senegal, Somalia, Sudan e Tunisia. Ma non basta, l’obiettivo di Renzi è che l’Europa «entro 10-15 giorni» dal Consiglio europeo di fine giugno lanci un “Piano straordinario” con sette paesi pilota nei quali sono richiesti sforzi urgenti.

Due paesi di transito(Niger e Sudan), quattro di origine (Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria e Senegal) e uno di origine e di transito (Etiopia).

LE MISURE E I FONDI

Ormai tra Roma e Bruxelles c’è accordo su come il piano dovrebbe funzionare: un approccio basato su pacchetti europei per singoli paesi (taylor made country specific packages) che integrino o sostituiscano gli accordi bilaterali tra singole nazioni Ue e africane.

In sostanza l’Unione garantirà investimenti in progetti e infrastrutture ad alto impatto sociale, sostegno finanziario, cooperazione sulla sicurezza e opportunità di migrazione legale chiedendo in cambio a ogni paese africano impegni precisi sui controlli dei confini, riduzione dei flussi migratori verso l’Europa, cooperazione nei rimpatri dei migranti economici nei paesi sicuri, gestione dei rifugiati in strutture in loco, politiche per l’asilo di chi viene da paesi a rischio e lotta ai trafficanti di esseri umani.

Dopo che le proposte italiane (Eurobond) e tedesche (tassa sulla benzina) su come finanziarie il Migration compact si sono annullate a vicenda, il governo torna sul tema. Parla di un fondo che razionalizzi tutti i soldi in cooperazione spesi dall’Unione da moltiplicare grazie a investitori pubblici e privati, esattamente la pista sulla quale sta lavorando Bruxelles per trovare 60 miliardi, ma suggerisce di alimentarlo anche facendo convergere nel salvadanio per l’Africa le sanzioni versate dai governi Ue per le violazioni delle regole comunitarie e aumentando il costo dei visti per entrare in Europa.

LIBIA

L’Italia torna sulla Libia chiedendo di stabilizzare quanto prima il Paese. Proprio ieri un passo in questa direzione è arrivato in una lettera del premier libico a Mogerini: Serraj accetta l’offerta Ue di collaborare nell’addestramento della Guardia Costiera libica, richiesta che sarà oggi sul tavolo nella riunione dei ministri degli Esteri dei 28 a Bruxelles.



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