Soccorsi in acqua a centinaia E una bimba arriva senza madre
AUGUSTA (Siracusa) Per fortuna il mare sembrava quasi una piscina e il sole a mezzogiorno splendeva sull’ultima tragedia del Mediterraneo che, solo per un miracolo, ha registrato il pur drammatico e provvisorio bilancio di 5 morti, ma con 562 migranti salvati dalla Marina militare.
A 18 miglia dalle coste libiche. Dall’altra parte di questo bacino dove Marina italiana e Guardia costiera corrono richiamati dalle telefonate satellitari. Come è accaduto ieri mattina per l’ennesima grande sgangherata carretta salpata con quasi 600 persone che, alla vista delle navi Bergamini e Bettica, si sono proiettate tutte su una sponda dell’imbarcazione, convinte di avvicinarsi ai salvatori, ma facendo così rovesciare il natante. Letteralmente capovolto in pochi minuti. Con un popolo di disperati catapultati in acqua, quasi tutti senza salvagente, pochissimi sapendo nuotare, aggrappati a ciambelle e cime dei marinai mentre le zattere riuscivano a salvarli a grappoli. Quasi tutti. Perché c’è anche il rischio che tanti siano rimasti intrappolati nella stiva del peschereccio che si è inabissato.
E mentre sulla Bergamini venivano composti in cinque sacchi neri i corpi di chi non era riuscito a farcela, il comandante della Bettica lasciava l’area per correre ad alcune decine di miglia dopo un’altra telefonata satellitare con 108 senegalesi, maliani e ivoriani a rischio naufragio su un barcone in difficoltà. Operazione simile ad altre effettuate ieri per soccorrere in totale circa 3 mila migranti su 23 natanti. Compresa quella compiuta in mattinata dalle motovedette di Lampedusa partite per salvare 150 migranti su due gommoni afflosciati. Missione conclusa rientrando con tutti i superstiti, ma senza una donna morta per ustioni da benzina, mamma di una bimba di 9 mesi arrivata da sola. Consegnata ai medici del Poliambulatorio, la piccola è stata subito accudita e coccolata dal direttore Piero Bartolo, protagonista del film di Gianfranco Rosi «Fuocammare».
Medici e infermieri hanno riscaldato la piccola in ogni modo, acqua e zucchero in quantità, bagnetto e creme, un biberon di latte. Tutto sotto gli occhi commossi del sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, che l’ha vista rinascere piano piano, fino ai sorrisi elargiti alla mediatrice culturale del Centro accoglienza, Elena. E già due ore dopo se la portava vispa in macchina, dalla corsia del Poliambulatorio al Centro di contrada Imbriacola. Dove in serata sono arrivati dopo le medicazioni altri venti ustionati da benzina, tutti salvi.
È il miracolo di Lampedusa in una giornata che segna un picco di ripresa dei viaggi della speranza. Fenomeno favorito da previsioni su un fine settimana da temperature estive. In un Mediterraneo dove si corre per salvare la vita di chi si gioca tutto e dove tanti vorrebbero attivare canali umanitari strappando i migranti a spregiudicati scafisti e trafficanti. Come ribadisce Giusy Nicolini: «Lo ripeterò al presidente Mattarella che il 3 giugno verrà in visita a Lampedusa». E la Sicilia approdo di migranti accoglierà i leader mondiali l’anno prossimo. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Matteo Renzi in viaggio verso il summit G7 in Giappone. «Molti gli argomenti che la presidenza nipponica ha messo in agenda — scrive Renzi — in attesa di passare il testimone all’Italia che organizzerà l’appuntamento nel 2017 in Sicilia».
Felice Cavallaro
Related Articles
TUNISIA Nuovo premier, vincono i falchi di Ennahdha
Il partito islamista tunisino Ennahdha non si preoccupa nemmeno di salvare le apparenze e ha nominato premier Ali Laarayedh, il ministro più contestato del passato governo, quello degli Interni. Secondo la legge di transizione, la nomina del primo ministro è compito del presidente della repubblica, che invece, in questo caso, si limita a ratificare la scelta del Majliss Echoura (consiglio religioso) di Ennahdha.
America, provincia estrema assediata dalla violenza che entra in casa dalla Tv
Immagini di sangue fra carri Amish e scorci alla Hopper
La Cgt alle Ferrovie: «Basta controlli dei migranti sui treni e nelle stazioni»
Francia. Il sindacato di sinistra: «La disobbedienza è un dovere. Sncf non dimentichi che si è dovuta scusare per le deportazioni dell’epoca di Vichy»